CÉSAR, vincitori e vinti. Trionfa ‘Tutto sua madre’, sconfitto ‘La vie d’Adèle’. Sorrentino zero

'Tutto sua madre (Les garçons et Guillaume, à table!)', il trionfatore della serata. Quattro César, compreso quello come migliore film

‘Tutto sua madre (Les garçons et Guillaume, à table!)’, il trionfatore della serata. Quattro César, compreso quello come migliore film

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Dunque, si è da poco conclusa la serata dei Césars, un tempo detti gli Oscar francesi, ma è meglio evitare, sennò i cugini si incazzano a dargli dei plagiari. Anche se, seguendo la soirée in streaming, ci si è resi conto di come scaletta, conduzione e scansione dei premi ricalcassero pedissequamente il modello losangelino dell’Academy, compresa la commemorazione di “quelli che ci hanno lasciato nell’anno trascorso”. A condurre la serata, una biondissima, irriconoscibile e vaporosamente vamp Cécile De France.
César come miglior film dell’anno a Tutto sua madre (Les garçons et Guilaume, à table!) di e con Guillaume Gallienne, divertente assai, un’operina arguta e per niente convenzionale sull’omosessualità. Un enorme successo in Francia, mentre da noi non è andato a vederlo quasi nessuno. A me è piaciuto parecchio, nei suoi limiti di teatro diligentemente filmato, però – e lo dico da estimatore del film di Gallienne – sant’Iddio come si fa a preferirlo a La vie d’Adèle? Che è un capolavoro e si sarebbe meritato tutto. Invece, non solo s’è visto soffiare il César quale miglior film, ma pure tutti gli altri, a parte il premiuccio consolatorio a Adèle Exarchopoulos miglior speranza femminile (quella maschile è il Pierre Deladonchamps di Lo sconosciuto del lago). Tutto sua madre si porta via altri César, e in tutto fan cinque, incluso quello a Gallienne come migliore attore, e sono francamente troppi: qualcuno twittava ironicamente che avrebbe dovuto vincere anche il César di migliore attrice, visto che nel film fa pure la parte di mammà. Stando alla dura legge dei numeri, è lui il trionfatore della serata, di questi deludenti e sballatissimi César. Esce a pezzi non solo il film di Kéchiche, ma anche Il passato di Farhadi: zero premi. Almeno Roman Polanski vince, meritatissimamente, quale migliore regista per Venere in pelliccia: uno spiccio discorso di ringraziamento – non una parola per la moglie Emmanuelle Seigner, protagonista del suo film – e poi via, sgusciante e guizzante come un pesce rosso alla faccia dei suoi 80 anni tondi. Si resta tutti basiti per la vittoria di Sandrine Kiberlain, migliore attrice per 9 mois ferme, da noi non ancora arrivato, che lascia al palo le favorite Catherine Deneuve (Elle s’en va) e soprattutto Léa Seydoux (La vie d’Adèle). Quanto al César per il miglior film in lingua non francese, la notizia è che stavolta non vince Sorrentino (e nemmeno il Tarantino di Django Unchained e il Woody Allen di Blue Jasmine), ma il belga Alabama Monroe, in originale The Broken Circle Breakdown, con cui La grande bellezza se la dovrà vedere anche la notte degli Oscar. Un paio di César minori pure a Michael Koolhaas, stroncato a Cannes e considerato allora da molti critici italiani il peggior film del festival. Non era così, è tutt’altro che da buttare. Da ricordare il corto premiato, quell’Avant que de tout perdre di Xavier Legrand in corsa anche per l’Oscar della categoria, davvero molto, molto buono (l’ho visto sabato scorso al Parenti di Milano). Ah sì, c’è stato pure un ex aequo, nella categoria miglior film d’animazione, tra Loulou l’incroyable secret e Mademoiselle Kiki et les Montparnos. In rapida sintesi: una lista di vincitori alquanto bislacca e a tratti francamente assurda. Troppo a Tutto sua madre, troppo poco al Farhadi del Passato e al Kéchiche di La vie d’Adèle, il quale paga il suo caratteraccio e certe dichiarazioni assai poco diplomatiche rilasciate dopo la Palma d’oro, oltre che le polemiche innescate dalle sue attrici. Ha voluto togliersi più di un sassolino dalla scarpa, anche esagerando, adesso gliela fanno pagare durissima.

I CÉSAR 2014

Migliore film
Tutto sua madre (Les garçons et Guillaume, à table!) di Guillaume Gallienne

Migliore regista
Roman Polanski, Venere in pelliccia

Migliore attrice
Sandrine Kiberlain, 9 mois ferme

Migliore attore
Guillaume Gallienne, Tutto sua madre (Les garçons et Guillaume, à table!)

Migliore attrice non protagonista
Adèle Haenel, Suzanne
(Sconfitte sia Marisa Borini, la mamma di Carla Bruni e Valeria Bruni Tedeschi, nominata per Un castello in Italia, sia Julie Gayet, la signora dello scandalo Hollande, nominata per Quai d’Orsay).

Migliore attore non protagonista
Niels Arestrup, Quai d’Orsay

Migliore speranza femminile
Adèle Exarchopoulos, La vie d’Adèle chapitre 1 & 2

Migliore speranza maschile
Pierre Deladonchamps, Lo sconosciuto del lago

Miglior documentario
Vado a scuola (Sur le chemin de l’école) di Pascal Plisson
(Una delle scelte più assurde: l’edificante Vado a scuola batte uno dei film più importanti del 2013, L’ultimo degli ingiusti di Claude Lanzmann).

Migliore opera prima
Tutto sua madre (Les garçons et Guillaume, à table!) di Guillaume Gallienne

Migliore film straniero
Alabama Monroe (The Broken Circle Breakdown) di Félix Van Groeningen – Belgio
(Battuti La grande bellezza di Sorrentino, il Tarantino di Django Unchained – che pure era presente in sala ed era dato favorito – e il Woody Allen di Blue Jasmine).

Migliore corto
Avant que de tout perdre di Xavier Legrand
(Occhio: il corto di Legrand è anche nella cinquina degli Oscar, e potrebbe farcela)

César d’onore
Scarlett Johansson

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