L’anticristo, di Alberto De Martino (1974). Iris, ore 1,05.
No, non l’Antichrist maledettissimo di Lars Von Trier, prova generale in fatto di sesso esplicito di Nymphomaniac. Trattasi invece di un esorcistico italiano dei primi anni Settanta, arrivato sull’onda dell’esplosivo successo del film di Wlliam Friedkin. Anche qui possessioni demoniache, ma in chiave nazionale, anzi nazional-popolare, riallacciandosi acutamente questo L’anticristo, anche se non dichiaratamente, alla tradizione della tarantate e degli esorcismi, fenomeni mirabilmente studiati e analizzati dall’antropologo Ernesto De Martino un paio di decenni prima, e che al cinema già avevano ispirato il bellissimo Il demonio di Brunello Rondi. Che il regista si chiami Alberto De Martino suona come una bella coincidenza, e chissà se tra i due intercorresse una qualche parentela (mi piace pensare di sì). In questo B-movie, ormai culto delle fanzine e webzine e dei ragazzacci del cinema di genere, si sentono anche echi di un altro meraviglioso classico del nostro cinema, il Malombra di Mario Soldati. Ippolita, di aristocratica dinastia romana, non riesce più a camminare. I medici non ce la fanno a rintracciare una causa convincente, forse si tratta di blocco psichico causato dal trauma della perdita della madre. Durante una visita a un santuario in Ciociaria (meraviglia!), Ippolita viene a contatto con la realtà dei posseduti e della pratica esorcistica. Si scoprirà che il suo male dovuto a una presenza in lei di un’antenata strega. Grandissimo cast. Accanto alla protagonista Carla Gravina (che rivaleggia con Linda Blair), attrice-feticcio degli anni Settanta, ci sono Mel Ferrer, Arthur Kennedy, Mario Saccia, Umberto Orsini, Anita Strindberg, Remo Girone.
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