Les amants, Rai Movie, ore 0,40.
Ogni stagione, ogni epoca, ha il suo film-scandalo. Oggi tocca (ci tocca) Nymphomaniac 1 e 2, cut e soprattutto uncut, alla fine degli anni Cinquanta fu il turno di questo Les Amants, che già il titolo sembrò provocazione e peccato. Le cronache riferiscono di un certo scandalo suscitato dalla sua proiezione al Venezia Festival 1958, dove alla fine però le ragioni diciamo così dell’arte prevalsero e a Les amants fu assegnato il premio speciale della giuria: in una di quelle kulturkrieg che da tempo immemorabili oppongono a casa nostra (presunti) baciapile a (presunti) laico-progressisti. Dove il progresso si misura a quantità di scopate e nudità mostrate, mah. Vale la pena rivderlo oggi, stanotte, per capire se il caso fosse giustificato o no. Certo, c’è quella scena notturna dei due amanti nudi sotto le stelle, ma signora mia niente a paragone del giorno d’oggi. Forse a disturbare di più fu la storia, quella di una donna che attraverso il letto non coinugale cercava il piacere e la felicità e, chissà fors’anche un po’ di autodeterminazione e emancipazione. Jeanne è sposata a un editore di Digione che la trascura, vorrebbe tradirlo con un giocatore di polo (e già questo), ma ne è dissuasa dalla sua vanità. Proverà finalmente amour et passion e ogni possibile fremito corporale e battito del cuore per un archeologo ragazzo, più giovane di lei, conosciuto per caso. Storia abbastanza convenzionale, tuttosommato, che però Louis Malle mette in cinema con il suo gusto così moderno, con una macchina da presa nervosa e libera come in una jazz session. Poi c’è Jeanne Moreau, faccia e corpo della modernità femminile, che risucchia dentro di sè il film, lo inncorpora, gli dà (la propria) forma. Alain Cuny è il marito noioso, Jean-Marc Bory il giovane amante. Quanto poi Malle fosse Nouvelle Vague o no, ancora gli studiosi di cinema si accapigliano.
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