Cecità (Blindness), Rai 5, ore 21,15.
Film ambiziosissimo che inaugurò Cannes 2008, ma che non ebbe poi il successo sperato. Alla base, un romanzo che si potrebbe definire di sci-fi esistenziale del Nobel portoghese José Saramago, pieno di allusione al futuro prossimo venturo e fortemente desideroso di costituirsi come parabola anche troppo didascalica e dimostrativa. Cosa succede quando per un imprevedibile evento migliaia di persone si ritrovano rinchiuse, separate dal mondo, costrette in una di quelle che Erwin Goffman chiamava istituzioni totali? Saramago ipotizza il caso e lo analizza con sguardo da scienziato sociale, cavandone un racconto allarmante. Oggi (o forse domani, in una distopia molto simile al nostro mondo) scoppia una misteriosa epidemia che porta uomini e donne rapidamente alla completa cecità. I malati, perché non propaghino il contagio, vengono rinchiusi in nuovi, terribili lazzeretti, dove finiscono anche un medico e sua moglie, lui senza vista, lei finta cieca per poter stare con lui. Sarà la testimone di come quell’umanità ghettizzata finirà col reagire. Succedono cose terribili, parte delle vittime si trasforma in carnefice, si instaura un agglomerato sociale, una specie di regime totalitario, in cui vigono le leggi dei più forti o dei più abili a sopravvivere attraverso l’inganno e la sopraffazione. Film che non ce la fa a liberarsi dei pesanti intenti didascalici della storia di partenza, ma che resta un interessante e anche generoso tentativo di immettere nel cinema mainstream un discorso complesso. Con Mark Ruffalo, Julianne Moore, Gael Garcia Bernal. Alla regia il brasiliano Fernando Meirelles di City of God, gran successo della scorsa decade.
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