Un lupo mannaro americano a Londra, Rai Movie, ore 23,20.
Celeberrima horror-comedy (e drama) del 1981 firmata da un John Landis allora nel suo periodo aureo, rediuce dai successi di Animal House e The Blues Brothers. Qui cambia genere, mantenendo però sempre la carica di irriverenza e demenzialità che aveva fatto da propellente alla sua carriera. È, anche, a modo suo, un film che metaforizza il sempiterno e mai risolto incontro-scontro tra America e Europa profonda e antica, tra il nuovo mondo e l’Inghilterra madre-matrigna da cui i padri fondatori americani dovettero fuggire. Due ragazzi made in Usa si ritrovano nella brughiera inglese, luogo quantomai denso di tradizioni letterari e filmiche sempre virate sul misterico e l’orrorifico. Difatti, andranno incontro a strane mutazioni dopo che una bestia mostruosa li ha attaccati. Uno diventerà licantropo, l’altro zombie, perfette creature da cinema di genere. Però con molti slittamenti nel buffonesco e nell’ilare in puro stile Landis grosso e grasso e pure grossolano, anche se il finale non sarà così lieto. Omaggi alla tradizione filmica dei B-movies inglesi di casa Hammer, con i loro Peter Cushing e Christopher Lee variamente in azione. Cortocircuiti tra scenari da racconto gotico Ottocento e modernismi anni Settanta-primi Ottanta. Scompensi e vuoti nei passaggi non sempre ben oliati dal registro commedia a quello drammatico. Fece sensazione allora il make up ad opera di Clive Barker. John Landis fa le prove generali del successivo Thriller con Michael Jackson, a tutt’oggi il video musicale più celebre di sempre. Film di culto (non per me però).
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