Fabiola, Vero Tv (canali 55 e 144 dt), ore 22,30.
Grandissimo peplum del 1948 che fece capire al mondo di cosa fosse capace Cinecittà. Con la direzione del grande dittatore del nostro cinema di allora, Alessandro Blasetti, uno che si issava su gru altissime per impartire con il megafono i suoi perentori ordini alle masse di figuranti. Così ce lo consegna Fellini in un suo amarcord, così, col piglio del comandante, ce lo mostra Visconti in Bellissima. Sembra di vederlo, Blasetti, sul set di questo meraviglioso Fabiola che, nel suo gigantismo, nel suo essere puro spettacolo, nella sua fede nel cinema-cinema come intrattenimento già globale, rappresenta l’altra faccia del coevo neorealismo e ne è in qualche modo il necessario opposto e complemento. Prodotto formidabile che fece il giro del mondo e stabilì il primato nel peplum del nostro paese, che peraltro il genere lo aveva inventato ai tempi di Cabiria di Pastrone. Senza Fabiola non ci sarebbero stati Quo Vadis? (che molto gli somiglia) e nemmeno Ben Hur, produzionì sì americane ma girate mica per niente a Cinecittà per usarne il know-how e gli allora bassi costi. Alla base del film di Blasetti un romanzone ottocentesco che celebrava la chiesa martire delle catacombe scritto da un cardinale inglese. Un tripudio di lotte gladiatorie, cristiani gettati in pasto ai leoni, romani crudeli e romani buoni, la stessa esplosiva miscela di Quo Vadis? Fabiola, nobildonna romana, si innamora del gladiatore Rhual proveniente dalla Gallia. Quando le uccidono il padre (è una bieca congiura) verranno incolpati i cristiani, e sarà persecuzione. Si ritroveranno, lei e Rhual, tra i perseguitati. Grandissime scene di arena e di sangue, mentre Costantino marcia su Roma. Fantastico. Da amare incondizionatamente. Michèle Morgan, bellissima e chic, è Fabiola, Henri Vidal un gladiatore di fascino non solo muscolare. Cast pazzesco, con Michel Simon, Elisa Cegani (mi par di ricordare quale martire cristiana), Massimo Girotti, Rina Morelli e Paolo Stoppa, Sergio Tofano, Franco Interlenghi, Carlo Ninchi. Se poi si butta l’occhio sugli sceneggiatori, si resta basiti per il livello, e infatti, oltre a Blasetti, ecco Antonio Pietrangeli, Cesare Zavattini, Emilio Cecchi, Diego Fabbri, Vitaliano Brancati. Confrontare con l’oggi, please.
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