
in ‘Lucy’

in ‘Under the Skin’
L’ho appena vista in Chef di/con Jon Favreau, da oggi al cinema, realizzando definitivamente come sia lei la migliore su piazza, quella al comando, le altre non possono che inseguire. Scarlett Johansson si concede in Chef in una parte collaterale e la noti lo stesso, altroché se la noti, le scene son poche ma lei se le ruba con la spietatezza e la rapacità della star. Star vera, intendo, come quelle là del passato, le Bette Davis, le Joan Crawford. Poi, madonnamia, quant’è bella Scarlett e quant’è femmina, con quelle giuste rotondità, quelle sinuosità e quella bocca, mica come gli appendini che sfilano in passerella. Scarlett è Scarlett, il massimo, con quella naturale carica di eros che si ritrova, e bella e intelligente com’è. Scarlett, oltre quel corpo lì, ha una testa ben dotata di neuroni e la usa, dare un’occhiata alle sue ultime scelte per convincersene. Una che non si tira indietro quando un amico come Favreau le propone un ruolo minore, basta che il film sia bello, e difatti: per Chef premio del pubblico al Tribeca, reviews molto buone in terra americana, ottimi incassi per una produzione indie (finora 27 milioni di dollari, e la corsa continua). Allora: a bella e intelligente aggiungiamo coraggiosa. In un mondo dominato dal marketing lei dà l’impressione invece di divertirsi e osare. Per dire, in Her/Lei di Spike Jonze ha interpretato una creatura virtuale incorporea, ridotta a sola voce, e tutti siam rimasti incatenati lo stesso nell’ascoltarla, e nell’immaginarla senza vederla (obbligatorio guardarsi Her in versione originale). Al Roma Festival, nonostante le proteste e i lamenti scandalizzati delle signore e signorine bon ton della critica, per Her l’hanno giustamente premiata come migliore attrice e c’è mancato poco finissse poi in lizza per l’Oscar. Benissimo. Però, facile dirlo a cose fatte, a successo di Her conseguito e consacrato. Ma quante al posto suo avrebbero accettato la parte? Questo vuol dire averci le palle, ecco. Scarlett si dà temeraria all’autorialità di Spike Jonnze e però si infila anche nella tuta di latex della Vedova nera di The Avengers e poi di Captain America 2, dove le basta fasrsi vedere per oscurare Chris Evans. Ci voleva però un non-americano per darle finalmente la chance di esere protagonista di un supereroistico e non più spalla, parlo di Luc Besson, che le ha cucito addosso il suo ultimo Lucy. Con poteri intensificati da una speciale droga Scarlett sgomina mafie malintenzionatissime, e sbanca il box office Usa con 45 milioni di dollari incassati nel primo weekend di programmazione, e pochi se lo aspettavano (il film apre Locarno Festival il 6 agosto, sarà nei cinema italiani il 25 settembre). Dimostrando di essere la prima signora ad avere lo stesso ascendente sulle masse di spettatori dei super-eroi maschi e machos, e scusate se è poco. Piuttosto che esibirsi nella solita lagna del non ci sono ruoli femminili e signora mie le attrice son pagate meno dei loro colleghi uomini ecc. ecc. ecc., Scarlett si espone, rischia, si butta, fa cose per niente scontate, vince bellamente le sue sfide. La sua è una strategia del doppio binario. Da una parte film arrischiati, e fa niente se poi si devono trovare a fatica un pubblico (però la sua presenza dà una mano, eccome), dall’altra colossi già progettati e confezionati come blockbuster per il mercato unico, globale e omologato. Coppia di opposti all’interno della quale si muove e oscilla voluttuosa e libera. Al genere arrischiato appartienee di sicuro Under the Skin di Jonathan Glazer, visto l’anno scorso a Venezia in concorso e nell’occasione sbertucciato dal medio critico italico che, si sa, è malato irreversibile di conformismo radicalchicchista, e invece molto amato dai critici anglofonio per la sua carica visionaria, anche se la narrazione è alquanto oscura e punitiva. La Scarlett è un’aliena venuta a fare brutte cose quaggiù in terra, finendo in una plumbea Scozia dove seduce, rapisce e distrugge uomini. Quale incarnazione di una femminilità pericolosa, anzi letale, in un film volutamente pazzo e disturbante e per niente mainstream, vince un’altra delle sue sfide. Massimo rispetto.
Le uscite dei suoi film:
Chef, 30 luglio
Under the Skin, 28 agosto
Lucy, 25 settembre