Ventos de Agosto, un film di Gabriel Mascaro. Con Dandara De Morais, Geova Manuel Dos Santos. Brasile. Concorso internazionale.
Vite e piccole storie in un villaggio di mare del Nord-est brasiliano. Una ragazza cura la nonna, un ragazzo trova un cadavere nell’acqua, un latro studia i venti con curiosi strumenti. Il tutto in un ecosistema ancora assai ben conservato. Né brutto né bello. Voto 6 meno
Di quei film che se non fossero in concorso non ne sentiresti la mancanza e però, tuttosommato, non così male, non così infami, questo poi con una sua indubbia gradevolezza, una sua grazia e un qualche motivo di interesse. Siamo in un villaggio di mare nel Nord-est del Brasile, quel Nord-est che ai tempi del Cinema Novo anni Sessanta, e anche della grande letteratura latino-americana era la terra della miseria estrema, di vite al limite del subumano avvolte e segnate da un animismo precristiano e molto africano. Adesso invece, almeno così sembra da questo film, diventato un Brasile Felix, o abbastanza Felix, dove la gente vive di pesca, piccoli commerci, e se la cava dignitosamente, drammi estremi della miseria e del disagio qui non se ne vedono, poi signora mia che bei posti, e che bel mare, e quante palme. Diciamo un piccolo paradiso? Massì. L’aprocccio è quello di tanto cinema giovane da festival, ovverossia documentaristico (e qui in Ventos de Agosto siamo nell’illustre filone del docu etnografico, massimo rispetto per comunità piccole agli estremi del mondo soi-disant civile, attenzione alla cultura materiale, cibo, strumenti di lavoro ecc., come in un museo open air), dove però il cinéma-vérité si innesta su una trama più o meno fitta, più o meno resistente e consistente di storie fictionalizzate, con l’equivoco (voluto) per cui lo spettatore non capisce mai se i personaggi stiano interpretando se stessi o no. Confusione tra vita e rappresentazione, al solito. Siccome ormai se ne son visti decine e decine, forse centinaia, di film così, questo Ventos de Agosto non ce la fa proprio a stupirci. Però si lascia guardare. Si seguono volentieri le schermaglie d’amore tra la ragazza (bellissima) e il suo un po’ indolente boyfriend (l’amore lo fanno su un giaciglio di noci di cocco, e ne sembrano molto soddisfatti). Intorno qualche figuretta, la nonna di lei, il padre di lui. Poi il mare restituisce un cadavere, il ragazzo chiama la polizia ma quelli latitano, lui ci si affeziona, lo lava, lo custodisce. Arriva da chissà dove un ragazzo con strani strumenti per studiare i venti locali. Piccole invenzioni bizzarre che muovo e smuovono il film e lo rendono più che vedibile. Non c’è molto altro.
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