Il bandito senza nome, Rete Capri, ore 21,00.
Raro. Un film da cineteca, se le cineteche italiane organizzassero un ciclo su Joseph L. Mankiewicz, autore massimo, regista dell’ambiguità e di un cinema di parola, di una parola che satura lo schermo e si fa arabesco verbale, voluta di fumo incantatoria. Questo Il bandito senza nome, del 1946, è tra i suoi primi film e meno noti, dunque motivo in più per non perderselo stasera. Dopo tre anni di guerra e una ferita, un uomo torna a casa. Ma soffre di amnesia, non ricorda il suo passato. Gli restano labili indizi della propria identità, una lettera, il nome di un misterioso uomo che naturalmente non gli dice nulla. Seguendo queste poche tracce si mette alla ricerca di se stesso. Finirà coinvolto in una storia di molti soldi rubati, di nazisti e altri misteri. Un noir anomalo, in cui le psicologie e le contorsioni della mente, i suoi fantasmi, fanno da presupposto e propellente alla narrazione. Atmosfere sospese e intricate, di quell’ambiguità di cui qualche anno dopo Mankiewicz fornirà un ulteriore e più compiuto esempio con il meraviglioso Operazione Cicero. Con John Hodiak e Richard Conte.
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