38 testimoni, Rai 4, ore 22,51.
Non un capolavoro, ma un film (francese, del 2012) onesto, di civile impegno e giustamente allarmante che vuole raccontare, e forse aprirci gli occhi, sulla vigliaccheria di massa, sull’opacità morale che sembra ormai pervadere il nostro tempo e i nostri agglomerati social-urbani. Nei modi del cinema di genere di tensione, e però con un sovrappiù di rigore, si racconta – ispirandosi a un caso di cronaca nera e vera successo a New York nel lontano 1964 – di una donna uccisa sotto gli occhi dri trentotto abitanti di un condominio. Solo che nessuno di loro va a testimoniare, nessuno ammette di aver visto, nessuno racconta. Omertà, che non è solo una parola da declinare in siciliano. Perché tanta reticenza? L’analisi del regista Lucas Belvaux, nome di punta della nouvelle vague del polar francese, si concentra su un pugno di personaggi, mettendone a nudo le contorte psicologie, le meschinità, gli atti di coraggio mancato, gli inganni e gli autoinganni. Ambientato nella Le Havre portuale e grigioferro, una Le Havre assai diversa da quella da realismo magico che ha dato il titolo a un grande film di Kaurismaki. Corpose citazioni da La finestra sul cortile di Hitchcok. Con Yvan Attal, Sophie Quintot e Nicole Garcia.
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