Noi tre, Rai Storia, ore 21,33.
Uno dei film più dimenticati e rimossi di Pupi Avati. Che ricostruisce addirittura una pagina italiana nella vita di un Wolfgang Amadeus Mozart giovinetto detto affettuosamente Amadé: il suo misconosciuto viaggio a Bologna. Evento chge non poteva non solleticare l’orgoglio emilianista di Avati. Se teniamo anche conto che in quell’84, anno di realizzazione del film, esplodeva in tutto il mondo il successo di Amadeus di Milos Forman, ecco che i vari tasselli dell’operazioni finiscono con l’incastrarsi in un disegno coerente. È il 1770, il quattordicenne Mozart arriva a Bologna accompagnato dal padre (il vero cteatore del fenomeno WAM) per sostenere una prova presso la locale Accademia dei filarmonici. A ospitarlo sono i conti Pallavicini. Il film è la cronaca di quel soggiorno, di fatti minimi e minime increspature, come l’interesse di Amadé per una coetanea e l’amicizia con il figlio del conte. I tre lati del triangolo del titolo. Un Settecento molto periferico e di provincia, un po’ dimesso, un po’ in ciabatte, lontano dalla grandeur delle corti di Vienna o Parigi. Certo, se confrontiamo Forman con Avati non c’è gara. Ma questo resta un film curioso e eccentrico che vale la pena recuperare. L’ignoto Christopher Davidson è il giovane genio (peraltro già acclarato universalemnete), Lino Capolicchio è il padre, Carlo Delle Piane e Ida De Benedetto sono i conti Pallavicini. Più Nick Novecento e l’avatiano di ferro Gianni Cavina. Che dire, cast stracultistico.
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