Senza freni, Cielo, ore 0,40.
Action movie in bicicletta. Definitiva consacrazione nel famoso immaginario collettivo (soprattutto maschile) della due ruote a mezzo coolissimo e fichissimo di locomozione e pure di ostentazione bullistica in area urbana. Feticizzazione del biker inguainato in tutine multicolor e sexy che sfreccia assatanato dribblando il traffico. Che poi le conseguenze e le ricadute adesso le vediamo tutti nelle nostre città dove il ciclista, nuovo reuccio delle strade e dello spazio pubblico, infrange ogni regola non solo del traffico ma anche del buonsenso permettendosi ogni abominio (passare ad alta e pericolosa velocità in aree pedonalizzate e sul marciapiede, viaggiare contromano, investire i pedoni sulle strisce ecc. ecc.). Ma torniamo a questo Senza freni dell’anno 2012 (Premium Rush in origine), gran sucesso a sorpresa sul mercato americano e da noi distribuito invece poco e male. Uno dei film che hanno portato abbastanza in alto nel ranking di Hollywood (e nei dintorni del cinema indie) il suo attore protagonista, David Gordon Levitt. Il quale, secco com’è, ci sta perfettamente nella sua tuta da biker. Che è poi in Senza freni un messenger (ma perché qui ci ostiniamo a chiamarli pony express?) a New York, sempre a portare pacchi e plichi di qua e di là muovendosi come un satanasso tra le automobili. Un giorno gli vien consegnata una busta da recapitare al destinatario entro novanta minuti, non uno di più. Busta che per motivi che poi scopriremo scatena gli appetiti di un poliziotto corrotto e demoniaco (è Michale Shannon, che quando c’è una parte di alterato e schizzato ormai tocca sempre a lui), il quale dà subito la caccia al povero messenger. Classico film di inseguimento, però con la bicicletta, ed è un evento epocale nella storia di questo genere cinematografico. Dirige David Koepp.
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