Storia di un peccato di Walerian Borowczyk. Polonia 1975. Su Cielo tv, ore 21,15. Sabato 13 dicembre.
Toh, chi si rivede stasera in tv. Il signor Walerian Borowczyk, polacco odoroso di zolfo e poco allineato con la morale del comunismo sovietico allora padrone in casa sua, come di quella di Santa Madre Chiesa. Un autore che tra anni Sessanta e Settanta sio qualificò come ‘raffinato pornografo’, ‘maestro del cine-erotismo’, secondo definizioni dei gazzettieri del tempo inclini alla semplificazione e alla faciloneria. Venuto dalla natia Polonia al di qua della cortina di ferro, incendiò gli schermi e turbò le platee d’Europa con film dove il sesso in varie declinazioni – voyeurismo, feticismo, sadismo, zoofilia – portava i suoi personaggi a derive estreme e inabissamenti nei gorghi dell’nconscio. Follia, perversione, annegamento nelle proprie pulsioni. Con una vena di aristocratico, colto surrealismo apparentato alle avanguardie storiche, e ai letterati suoi contemporanei Wiktiewicz e Gombrowicz. Più parecchio De Sade.
L’Occidente lo adottò, in particolare la Francia, e furono film anche di grossi incassi come Racconti immorali e La bestia (storia di una donna attratta dalla bellezza e potenza di un cavallo). Nel 1975 torna in patria e lì realizza questo sontuoso mélo in costume di passioni pazze e degradi e disonori. Dove una donna di nome Ewa – siamo nella Varsavia di inizio Novecento – perde la testa per un giovane scrittore, verrà ingannata, si lascerà circuire e usare da loschi figuri. Finirà, manipolata e psicologicamente ostaggio dei suoi carnefici, in losche avventure internazionali. Ma ci sarà il riscatto. Il sesso come passaporto all’estasi o, al contrario e più probabilmente, verso l’inferno. Borowczyk va riconsiderato, sottratto al ghetto anni Settanta in cui è stato rinchiuso. Al recente Torino Film Festival s’è visto quel The Duke of Burgundy che a lui molro deve (e difatti il talentuoso regista Peter Strickland prroprio Borowczyk cita come suo riferimento).
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