Film stasera in tv: STORIA DEL CINEMA – UN’ODISSEA di Mark Cousins (sab. 20 dic. 2014, tv in chiaro)

Storia del cinema – Un’odissea, La Effe. 2 delle 15 puntate alle ore 1,15 e 2,25.

il regista Mark Cousins

il regista-critico Mark Cousins

Ma perché La Effe sta mandando in onda l’ultima Storia del cinema abbastanza organica e organizzata finora pervenuta – 15 episodi in video (completati da un libro) realizzati dal critico britannico Mark Cousins – a notte piena? Non era il caso di osare la prima o almeno la seconda serata? Anche perché l’opera del signor Cousins, pur se non originalissima, è assai efficace e anche gradevole, per niente parruccona. Quindici puntate (ognuna di un’ora), ma se ben dosate te le bevi tutte senza neanche accorgertene. Si va dai Lumière agli anni recentissimi, assemblando immagini di repertorio, un’infinità di spezzoni di film famosi (e anche meno) e un bel po’ di interviste. L’approccio critico, soprattutto fino alla puntata 10,  si attiene senza troppi scostamenti al canone consolidato. Il muto, il cinema espressinista tedesco, le avanguardie storiche, il neorealismo ecc. ecc. Di nuovo c’è l’indubbia abilità comunicativa e divulgativa di Cousins, il quale riesce a ridare smalto a storie già sentite mille volte. Di inedito c’è l’attenzione  al cinema non europeo e non americano: Medio Oriente, Nord Africa, Africa sub sahariana, Asia, India, e son molte le cose interessanti che saltano fuori. Tremendo è invece Cousins quando metaforizza e simbolizza con immagini che si vorrebbero evocative e son solo kitsch. Buono il ricorso a spieghe di tipo tecnico e relative a regia e linguaggio cinematografico (la machina da presa ad altezza di tatami di Ozu, la profondità di campo di Orson Welles ecc.). Le ultime due puntate sul cinema recente sono le migliori, quelle in cui Cousins osa ed esce dal paradigma. Il cinema italiano? Presente nei suoi passaggi fondamentali: il muto con Pastrone e gli altri, il neorealismo, gli anni Sessanta. Poi zero. L’autore non cita nessun nostro film degli ultimi 25 anni, e vorrà pur dire qualcosa. Molte le cose discutibili, ma in questo genere di operazione è inevitabile. Per dire, si dà un enorme spazio a un autore africano a me sconosciuto, ma si liquidano Bergman e Fellini in poche battute e immagini. Ah, il politicamente corretto e il terzomondismo che mai non muoiono.

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