Alice in Wonderland, Rai 3, ore 21,05.
Uno dei film di maggiore incasso del terzo millennio. Un Tim Burton che ha diviso anche i suoi appassionati, tra chi lo ritiene l’ennesimo Capolavoro del Maestro e chi una concessione fin troppo cinica alla logica mercantile delle majors. La messinscena è come sempre rutilante e debordante, con sequenze stracolme di segni e oggetti, che non danno tregua all’occhio dello spettatore. Siamo oltre il barocco, e Tim Burton ci consegna la perfetta incarnazione del suo cinema attuale: riduzione del plot a puro pretesto per il gioco dell’immaginazione, inquadrature visivamente sature fino al limite del sopportabile, manierismo e autocitazionismo. Lo spettacolo è grandioso, ma gelido come il Casanova felliniano, senz’anima e anche con un che di malato che disturba. Si dirà: ma è Lewis Carroll, è Alice, se non si sfrena la fantasia qui dov’è che lo si deve fare? Solo che Burton è sì un gran visionario, ma la levità di Lewis Carroll, quella proprio non gli appartiene. Naturalmente non manca Johnny Depp, più che un attore-feticcio per Tim Burtom, ormai un suo sodale di avventure filmiche, quasi un suo alter ego proiettato sullo schermo. Con Helena Bonham-Carter (proprio un paio i giorni fa è arrivata la notizia che lei e Tim Burton si sepoarano dopo una storia lunga 13 anni), Anne Hathaway e Mia Wasikowska.
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