Una sposa per due, Iris, ore 0,16.Uno di quei film stupidini, e incantevoli proprio per la loro perfetta vacuità, che tra anni Cinquanta e primi Sessanta portarono in alto nel sistema Hollywood il nome di Sandra Dee. Caruccia, bionda, butirrosa, di una malizia mai davvero sexy, insomma la perfetta (allora) ragazza della porta accanto. Con quella faccia un po’ così da patata, il sorriso mielato e quelle cotonature che ne facevano una versione giovane di Doris Day. Si accasò con il cantante Bobby Darin, formando anche al cinema una coppia assai pop(olare) e amata dal pubblico familiare dei dì di festa. Alla Sandra capitò anche di interpretare quacoosa di importante come Scandalo al sole, melodramma epocale, ma il suo personaggio emerge allo stato puro soprattutto da commedie in rosa come questo Una sposa per due del 1962 Dov’è una figlia della buona borghesia cui la madre francese (Micheline Presle!) ha portato in dote genetica un certo esprit e una coquetterie assai parigini. Quando Chantal, questo il nome della ragazza, incontra e poi sposa un fotografo di New York (Bobby Darin, of course), si troverà ad affrontare le inevitabili monotonie coniugali, con il cosorte sempre più svagato e assente.Sarà la madre, con le sue astuzie e i disincanti vecchio-continentali, a suggerire alla rampolla come tenere avvinto a sé un uomo, insegnandole i trucchi del caso. Ne sortiranno qui pro quo e quanche baruffa e qualche broncio, poi chiaro che tutto si risolverà. Dirige Henry Levin. Solo per chi, come me, ama il cinema hollywoodiano Early Sixities prima delle varie rivoluzioncine alla Easy Rider.
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