Il bacio di Giuda, Rai Movie, ore 1,10.
Primo lungometraggio, anno 1988, del pisano Paolo Benvenuti, autore a dir poco indipendente del nostro cinema, propugnatore e realizzatore di un lavoro filmico fortemente impregnato di umori culturali. Anche interessato a come il dato religioso plasma e condiziona esistenze e storia. Già collaboratore di Rossellini e della coppia Straub-Huillet, cineasti tra i più rigorosi del secondo Novecento, Benvenuti ne condivide la vocazione a un cinema puro e privo di compromessi con il cosiddetto mercato. In questo Il bacio di Giuda ricostruisce gli ultimi giorni di Cristo a modo suo, rifacendosi alla grande tradizione figurativa italiana, anzi toscana, e alle sacre rappresentazioni del teatro spontaneo e popolare. I suoi attori hanno accento toscano, agiscono come su una piazza- palcoscenico, seguendo una traccia narrativa che, più che al dettato della Chiesa, pare guardare se mai ai Vangeli apocrifi e gnostici. Come il vangelo di Giuda, secondo cui l’apostolo non sarebbe il traditore, ma colui che denuncia Gesù su sua richiesta, perché la sua missione sulla terra si compia. Giuda come strumento di un disegno divino. Per il resto, ci troviamo di fronta a un film di impronta laica, non certo nel solco della tradizione, se non quella dei maestri della pittura rinascimentale. Un cinema austero e differente, che non può che far bene a chi abbia voglia di vederselo. La figura di Giuda non smette di interessare il cinema, come dimostra quell’interessante anche se discutibile Histoire de Judas del franco-algerino Rabah Ameur-Zaïmeche dato alla Berlinale lo scorso febbraio.
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