L’eterna illusione, Rete Capri, ore 21,00.
Dell’anno 1938, è il manifesto del cinema di Frank Capra, è il suo cinema. Con incorporato il suo ottimismo primario e istintivo, la sua visione di un’umanità positiva e irresistibilmente portata al bene, anche quando insidiata dal male. Chi mai oggi potrebbe girare film così, con dentro una quantità smodata di zucchero e buoni sentimenti. Con una storia così a tesi e dimostrativa che solo l’abilità di Capra poteva rendere plausibile, e piacevole. Dunque: siamo nell’America tra le due guerre. In una famiglia percorsa da una vena di felice follia, son tutti dediti, i pazzarielli, a coltivare le proprie passioni indipendentemente dalla loro utilità, dal loro risvolto economico, ed ecco dunque chi si dà alla filatelia e chi ai fuochi d’artificio. Succede che la nipote del patriatrca, di mestiere segretaria, si innamora riamata di Tony, figlio di un banchiere senza scrupoli. Il quale, guarda caso, sta cercando di acquisire tutti i terreni intorno alla famiglia pazzarella per impiantarci, orrore!, una fabbrica. Ne succederanno di ogni ai nuovi Giulietta e Romeo, appartenenti a famiglie così diverse e opposte, fino all’inevitabile, inesorabile lieto fine. Tutto un inno antindustrialista, pure anticapitalista, contro il denaro e i suoi presunti perversi effetti corruttivi sull’animo umano così nobile di natura. L’eterna illusione del titolo è per l’appunto il denaro, perché, come dice eloquentemente il titolo originale, You can’t take it with you, non te lo puoi portare via (sottinteso: nella tomba). Mah, non proprio il mio cinema d’elezione. Grazie, preferisco il cinismo sano di Ernst Lubitsch e Billy Wilder. Con James Stewart, Jean Athur, Lionel Barrymore, Mischa Auer.
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