Il mio domani, Rai 2, ore 0,40.
Indipendente. Femminile. Milanese. Diretto nel 2011 dalla filmmaker Marina Spada, l’austero ritratto di una donna (Claudia Gerini nella parte meno verdoniana e più antonioniana della sua vita) che ha sempre vissuto per gli altri e che, dopo la morte del padre, si trova a confrontarsi con il vuoto. Senza pianti e urla né proclami melodrammatici di infelicità, e con parecchio pudore, Il mio domani esplora il qualunque esistenziale che oltre la piattezza e il grigiore nasconde fratture lancinanti. Dentro una nuova alienazione, in una Milano gelida e astratta che è quello pre-Expo di Porta Nuova. Film anomalo, di quella scuola lombarda che, per troppo pudore e minimalismo, rischia la non comunicazione, l’antinarratività. E mi viene in mente anche il recente, bellissimo quanto ostico, I corpi estranei di Mirko Locatelli.
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