Messi di Alex De La Iglesia. Spagna. Al cinema dal 1° giugno.
Arriva con perfetto timing, a pochi giorni dalla finale di Champions, questo docu sul calciatore-fenomeno del Barcellona. Presentato a Venezia 2014 alle Giornate d’autore, si è rivelato però abbastanza deludente. Convenzionale, agiografico, e senza interventi diretti di Messi. Certo da un regista dalla fama sulfurea come Alex De La Iglesia ci si aspettava qualcosa di meno genuflesso. Voto 5 meno
Docu (von inserti fictionalizzati) su vita e opere in campo del supercampione della palla Lionel Messi, anzi, un monumento in vita, un’agiografia da santo-eroe laico. Confidavo nella regia di Alex De La Iglesia, uno che può anche non piacere (e a me gran parte dei suoi film non garbano niente), ma che di sicuro non è uso a un cinema tradizionale e reverente, anzi più tendente all’anarchico-sulfureo. Mi rendo conto della difficoltà dell’impresa, però in questo film non si fa altro che tessere le lodi e far l’elogio del Grandissimo, Magnificissimo Lionel Messi. Tutto svolto in chiave di narrazione orale, chiamando a raccontare la storia del campione i suoi amici d’infanzia, il suo primo e unico amore, un po’ di colleghi del Barça, un pugno di giornalisti ed esperti vari (tra cui Crujiff). Quando il materiale di repertorio – che pure abbonda – non basta, De La Iglesia ricostruisce con attori pezzi di vita dell’eroe (soprattuto la parte di Lionel pargolo con la nonna appassionata di calcio). Tanto, si sa, che un po’ di fiction nel documentario ormai ce la metton tutti, inutile fare i puristi scandalizzati. Infanzia e adolescenza del campione là in Argentina, con il ben noto problema che il bambino, dotatissimo in dribbling, serpentine e quant’altro, non cresceva in altezza e rischiava l’arresto dello sviluppo, e dunque via con la somministrazione per anni e anni dell’ormone della crescita. Terapia così costosa che a un certo punto la famiglia non ce la farà più a sostenerla. Sarà allora il Barcellona a farsene carico mettendo sotto precoce contratto il ragazzino, sostenendo le spese della terapia, e vedendoci giusto, vedendo lontano. Interviste a Messi non ce ne sono, se non spezzoni tratti dagli archivi. Le cose in my opinion più interessanti sono le considerazioni tecniche. Quali allenatori hanno davvero valorizzato Messi? Perché campioni come Ronaldinho, Eto’o e Ibrahimovic non son riusciti a coabitare con lui e se ne sono dovuti andare? Come mai non ha fatto vincere, a differenza di Maradona, un mondiale all’Argentina? Annotazione: vedendo questo film me n’è venuto in mente un altro, e spiegate voi l’associazione, Wakolda – Il dottore tedesco, in cui la regista Lucia Puenzo immagina uno Josef Mengele scappato in Argentina che riprende i suoi sciagurati esperimenti su umani condotti ad Auschwitz e somministra a una bambina l’ormone della crescita.
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