Whore’s Glory, un documentario sulla prostituzione di Michael Glawogger. Cielo, ore 23,10.
Nella programmazione molto sex-oriented e un bel po’ cochon di Cielo (gli eroticarelli anni Settanta sono presenza ricorrente nel palinseseto) capita ogni tanto qualche film degnissimo che di sesso tratta sì, ma in modi lontani da ogni exploitation e intenzione pruriginosa.Come il documentario tedesco Vulva 3.0 proveniente dalla Berlinale, come Whore’s Glory (alla lettera La gloria della puttana), anche questo un documentario, anche questo con un sigillo festivaliero, precisamente quello di Venezia 2011 dove venne presentato in prima mondiale guadagnandosi il premio speciale della giuria nella sezione Orizzonti. Con sguardo impassibile, con un approccio fenomenologico e aparentemente non coinvolto, l’austriaco Michael Glawogger filma tre universi di prostituzione in tre parti del mondo, Thailandia, Bangla-desh, Messico. Interrogando le ragazze, mostrandocele al lavoro e fuori dal lavoro, alle prese con i clienti e con chi organizza (sfrutta?) il loro mestiere. Si parte dalla Thailandia, per la precisione da Bangkok, uno dei paradisi, o inferni della prostituzione globale, in un locale dove le ragazze siedono dietro una grande vetrina – proiezione su scala gigante di quelle delle città nord europee -, merce esposta al servizio del cliente che osserva, sceglie, usa, consuma. La realtà più sconvolgente è però quella della miseranda City of Joy di Faridpur, Bangla-desh, centinaia di ragazze, anche poco più che bambine, ammassate in tuguri, comprate e vendute cone bestie alla fiera. Il terzo episodio è a Reynosa, città messicana vicina alla frontiera con il Texas, dove la prostituzione è relegata e regolamentata in zone cosiddette di tolleranza. Ricordo che a Venezia se ne parlava come di un film potente, anche scioccante parecchio, assolutamente da vedere. Il regista Michael Glawogger è morto nell’aprile 2014, a 55 anni, mentre si trovava in Liberia a girare un nuovo film. Per una malaria impropriamente scambiata per tifo,
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