Pastorale cilentana di Mario Martone. Piazza Grande.
Proiettato per la prima volta su schermo (anzi su grandissimo schermo, quello della piazza di Locarno) un corto-medio – sono 19 minuti – realizzato da Martone come videoinstallazione per l’Expo. Ricostruzione di gran rigore figurativo della vita rurale nel Cilento, in un tempo imprecisato tra Seicento e Ottocento. Visivamente folgorante, ma purtroppo non si esce dall’effetto-presepe. Voto 5
Proiettato per la prima volta al cinema questo corto, ma non cortissimo (sono 19 minuti) di Mario Martone nato come videoinstallazione per il Padiglione Zero all’Expo. Opera – non diciamo operina che suona svalutativo – che ricostrisce un gorno assai tipico, anche troppo, nella vita agreste-pastorale di una famiglia del Cilento costiero e pure rurale in un tempo che potrebbe stare tra Seicento e Ottocento. Naturalmente tutto è plasmato sull’iconografia del tempo di scuola napoletana, tutto è bellissimo e squisito nella fotografia del grande svizzero Renato Berta. Però non si esce dalla pastorelleria di Capodimonte, per quanto d’autore. La madre che cucina, il figlioletto che porta al pascolo le capre, e la nonna fila la lana, ovvio. Un’ottima cartolina promozionale per lemeraviglie del Cilento, solo che non si esce dal presepe (napoletano). Come avrebbe detto qualcuno che ahimè in questo momento non ricordo: non si sente la puzza. Tutto è carinizzato. Era proprio il caso?
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