Berlinale 2016. Recensione: L’AVENIR di Mia Hansen-Løve. Film da premio e grande Huppert

201609145_4L’avenir di Mia Hansen-Løve. Con Isabelle Huppert, André Marcon, Roman Kolinka, Edith Scob. Competizione.
201609145_1201609145_3La molto talentuosa parigina Mia Hansen-Løve finalmente realizza un film assai maturo e convincente, un film a modo suo perfetto. Ritratto di una signora nei suoi Cinquanta mollata dal marito. Se vi aspettate la solita lagna, vi sbagliate. Qui il dolore è consumato a ciglio asciutto, stoicamente, con dignità. Mica per niente la signora (una strepitosa Isabelle Huppert) di mestiere insegna filosofia. Film pieno di figure laterali una più interessante dell’altra. Da premio, assolutamente. Voto 8 e mezzo
201609145_2Tra quelli visti in competizione i primi giorni, da giovedì 11 a domenica 14, il film migliore. Pensare che la francese Mia Hansen-Løve non mi aveva convinto con i suoi precedenti Un amour de jeunesse e Eden. Stavolta invece centra un film praticamente perfetto, un mirabile ritratto del milieu parigino che lei conosce benissimo e dove immagino sia anche diventata grande, quello dell’intellettualità borghese. Dei bobos di ottimi gusti, e di ancora meglio letture, naturellement di sinistra (impensabile il contrario), gente di eleganza sobria e contenuta fino all’invisibilità, comunque lontana da ogni volgare eccesso di soldo esibito, da ogni smania da rozzi parvenu. Gente se vogliamo non proprio di massima simpatia (nel film di Eugène Green di cui potete leggere in questo blog la recensione, Le fils de Joseph, il giovane protagonista proletario ironizza sui bobos e su quanto siano odiosi), ma presenza ineludibile e perfino indispensabie dell’antropologia franco-parigina. Mia Hansen-Løve stavolta abbandona i suoi giovani, sempre belli e massimamente chic anche quando sono perduti e tossici e in cachmerini logori e bisunti, per concentrarsi su una donna nei suoi cinquanta e qualcosa di nome Nathalie, interpretata da una clamorosa Isabelle Huppert che se non le danno il premio come migliore attrice bisogna organizzare una sommossa al Palast. Nathalie che viene, come sovente capita, mollata dall’ignavo marito per una sconosciuta si suppone più giovane. Filosofo lui, filosofa Nathalie, insegnante all’università assai amata dagli allievi cui schiude le menti e pure orizzonti. In pochi minuti di film si citano Adorno e i suoi Minima Moralia (è il secondo della Scuola di Francoforte in un film di questa Berlinale dopo il Marcuse dei Coen), Martin Buber (pronunciato Bubé alla francese!), Foucault e adesso non ricordo più chi, comunque tutta gente di assoluta ecellenza intellettuale. I due figli, che di philo non vogliono sapere, stan però dalla sua parte, costringendo il padre a confessare la colpa e andarsene di casa. Ma una filosofa non piange mai, e se piange, lo fa con gran autocontrollo e lontano da occhi indiscreti. Ci vuole classe, anche nel dolore. Nathalie soffre, ma essendo di modi coltivati non si abbandona al piagnisteo. Non si fa, ecco. Conosciamo persone e personaggi intorno a lei, a partire da un suo ex allievo bello di quella bellezza magra-maschile molto aristocratica ereditata da Rohmer e Bresson – ‘il miglior che abbia mai avuto’  dice Nathalie – che sta scrivendo un libro, sta in una specie di comune anarchica con altri intellos-bobos da qualche parte sulle montagne. Conosciamo la madre di Nathalie, ex mannequin, ora terrorizzata dalla vecchiaia, dalla solitudine, dalla morte, ed è Edith Scob, l’attrice del mitologico Occhi senza volto di Georges Franju ripescata da Léo Carax per Holy Motors. Lungo due ore e qualcosa (ormai i 120 minuti sono la durata minima di un film da festival) assistiamo a quella che le cattive psicologhe definiscono l’elaborazione della perdita. Con uno dei personaggi femminili più dignitosi e forti che il cinema ci abbia dato di recente. Tutto raccontato da Hansen-Løve con una fluidità e un senso di verità da regista assai sperimentata. Spero vinca qualcosa e perché no?, l’Orso d’oro, se la giuria non si farà intimidire da Lav Diaz e dai film politicamente corretti con la messaggeria incorporata.

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