Gangs of New York, la7, ore 23,00.
Poderoso film del 2002 di Martin Scorsese sulla immigrazione di metà Ottocento a New York e sulla conseguente, inevitabile nascita e ascesa di gangs etniche (irlandesi, in questo caso) in lotta per il territorio. Capolavoro sfiorato. Scorsese esagera in scrupoli filologici, ricostruisce maniacalmente, anche con l’aiuto dello scenografo Dante Ferretti, gli ambienti e il degrado dei nuovi ghetti, ma sembra non trovare un percorso all’interno di tanti e sovrabbondanti materiali, narrativi e non. Gioca la carta della violenza estrema, quasi animale, tribale, pre-civilizzazione – ed è la parte più interessante – mettendo al centro del film la figura del Macellaio, il primitivo ras del quartiere, paurosa incarnazione del Male (un possente anche se manierato Daniel Day-Lewis). Gangs of New York non centra il bersaglio forse perché se ne dà troppi (vuol essere un film storico, anzi archeologico e perfino antropologico sulla malavita nascente ma anche epos, romanzo criminale). L’ambizione è quella di essere il nuovo e più colto Padrino, ma non ce la fa a diventare altrettanto epocale. Resta comunque un’opera importante, la cui statura sta crescendo nel tempo. C’è l’attore-feticcio dello Scorsese degli anni Duemila, Leonardo DiCaprio, e c’è Cameron Diaz promossa in una produzione d’autore. Un film scentrato e però di enorme interesse nel suo accostarsi darwinianamente al fenomeno della criminalità di territorio. E film cresciuto nel tempo.
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