Un film raro stasera in tv: STAZIONE TERMINI di Vittorio De Sica (giov. 21 apr. 2016, tv in chiaro)

Stazione Termini, Rete Capri, ore 21,00.
Vittorio De Sica meets Hollywood. È il 1953, il suo meraviglioso, straziante Umberto D. si è rivelato un insuccesso di pubblico, e quando il potente David O. Selznick, il signore di Via col vento, gli offre di dirigere questo film, De Sica coglie al volo la chance di rifarsi su scala internazionale, e accetta. Selznick aveva già comprato la sceneggiatura di Cesare Zavattini con l’intenzione di affidarne la realizzazione ad altri, ma quando vede la possibilità di riunire la coppia regista-sceneggiatore di Ladri di biciclette e altri film memorabili non si lascia sfuggire l’occasione. La protagonista obbligata, e imposta,è naturalmente la diva di casa Jennifer Jones, moglie del produttore-despota. Come partner viene ingaggiato Montgomery Clift, ed è una strana scelta per il ruolo di un appassionato giovane uomo di nome Giovanni, metà italiano e metà americano ma residente a Roma, alle prese con un amore complicato. Perché lei, Mary, è sposata, ha perso la testa di Giovanni in questo viaggio-vacanza a Roma e ora deve decidere se stare con lui o tornare a casa. Intorno, la Stazione Termini, gente che va gente che viene, contenitore di storie ora complesse ore minuscole che si intersecano con l’amore difficile dei protagonisti. Chiari gli echi di Breve incontro di David Lean. Fu un fallimento di critica e di pubblico, come si diceva allora. Ogni deviazione dal più rigido neorealismo veniva punita con sferzanti bocciature dalla critica italiana più rigorista, e De Sica ne fece le spese. Montgomery Clift, benché miscast, lascia comunque il segno con la sua aria perplessa e come smarrita. Collaborò ai dialoghi inglesi Truman Capote: altri tempi. Da vedere assolutamente. Perché non esistono brutti film di grandi registi, tutt’al più film sbagliati o imperfetti.