Donne sull’orlo di una crisi di nervi di Pedro Almodóvar, Cielo, ore 23,00.
Il film che nel 1988 chiude il primo periodo di Almodóvar, il più selvaggio, quello ruspantissimo ed estremo, anche il mio preferito (quello di La legge del desiderio e Matador, per dire). Il film, anche, che trasforma il suo cinema in un prodotto più smussato e mainstream, che conserva sì le provocazioni e gli inconfondibili almodovarismi, ma addomesticati a uso delle platee già globalizzate. Un prodotto a modo suo perfetto, costruito con sapienza assoluta (Almodovar è un grande sceneggiatore, sempre, un costruttore di macchine narrative abile come pochi, al di là dell’apparente naïvité), che mescola i temi trasgressivi della movida madrilena, la wildness erotica, con un andamento da commedia popolare e insieme sofisticata. Gli slittamenti nel folle, nel paradossale, nel surreale, sono allo stesso tempo molto iberici e debitori della screwball comedy della Golden Hollywood. E poi, donne, donne e ancora donne. Questo film è un coro femminile con voce solista, quella di Carmen Maura/Pepa, protagonista e mattatrice così debordante da sembrare uscire e travalicare lo schermo. Donne, come nel paradigmatico film cukoriano. Pepa è stata mollata dall’amante Ivan, ed è combattuta tra il desiderio di vendetta (quella famosa scena del letto incendiato) e la voglia più o meno confessata di ricatturarlo, anche perché ha scoperto di essere incinta di lui. Intanto, nel suo appartamento con terrazza e vista meravigliosa sulla skyline di Madrid (immagini che hanno contribuito a rendere sexy la città e tutta la Spagna nella mente dello spettatore globale trasformandole in irresistibili calamite per turisti) riceve amiche, ospiti casuali e ospiti intenzionali. Un viavai da pochade, da vaudeville. La moglie del suo amante, il figlio di lui (un giovane Antonio Banderas allora attore feticcio di Almodóvar, come Carmen Maura era la sua attrice totemica), poliziotti alla ricerca di terroristi arabi, altre presenze. Con un gazpacho al sonnifero che Pepa confeziona e che avrà effetti collaterali imprevedibili. Sentimenti anche urlati, equivoci, girotondi amorosi, imprevisti. Un implacabile congegno narrativo che il regista mette in moto e manovra con assoluta sicurezza. Si ride molto e si resta ammirati dalla grazia e dall’intelligenza del manovratore. Successo enorme in tutto il mondo, America compresa. Candidatura all’Oscar e atto ufficiale di nascita del mito Almodóvar. Titolo che diventerà proverbiale e verrà saccheggiato da publicità, stampa e quant’altro (e ancora oggi citato e saccheggiato). Donne sull’orlo di una crtisi di nervi diventerà anche nel 2010 un musical a Broadway, che non ce la farà però a duplicare il successo del film.
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