ll pianeta proibito, Iris, ore 0,01.
Meraviglioso fantascientifico americano del 1956, per niente B-movie di poveri mezzi, ma produzione ad alto budget di uno studio di prima fascia come la MGM. E però con quella baracconaggine e quelle truccherie assai ingenue dei film di genre del tempo, il che ne accresce oggi la carica incantatoria. Vagamente ispirato alla Tempesta di Shakespeare con, al posto dell’Isola su cui regna Prospero, il lontano e misterioso pianeta Altair dove abitano il professor Morbius, la fedele figlia Alta e il servo-robot Robby (che sarebbe poi l’equivalente di Ariel, ma anche un po’ di Calibano). Quando arriva una spedizione dalla terra in cerca di una precedente missione andata perduta, il già fragile equilibio si spezza. Il comandante John Adams si innamora riamato di Alta, e per il professore-despota è uno sfregio, uno sgarro. E intanto le macchine misteriose chiuse nei sotterranei ricominciano stranamente a funzionare: è l’energia inconscia di Morbius a metterle in moto affinché trasformino in realtà i suoi desideri. Molto freudiano, e ancora oggi molto suggestivo. Un culto vero. Con Walter Pidgeon, Anne Francis e un Leslie Nielsen giovane e belloccio ancora lontano dalle demenzialità tipo Una pallottola spuntata. Regia di Fred McLeod Wilcox.
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