Parkland, Rai 3, ore 21,08.
Parkland, regia di Peter Lendesman. Con James Badge Dale, Zac Efron, Jackie Earle Haley, Colin Hanks, David Harbour, Marcia Gay Harden, Ron Livingston, Jeremy Strong, Billy Bob Thornton, Jackie Weaver, Tom Welling, Paul Giamatti.
Ha ancora senso riraccontare il delitto Kennedy se non si ha in mente un’idea forte (narrativa, di stile, di cinema)? Qui si tenta l’affresco seguendo alcuni personaggi latterali e tangenziali alla figure del presidente. Ma son piccole storie di nessun interesse, tranne una: la famiglia di Lee Oswald, l’attentatore. Se il regista avesse puntato su quella sarebbe venuto fuori forse (forse) qualcosa di notevole. Voto 4
Ripubblico la recensione scritta dopo al presentazione del film al festival di Venezia.
C’era proprio bisogno dell’ennesimo film su e intorno, sopratutto intorno, all’assassinio di Kennedy a Dallas? Era proprio il caso di rifarci vedere, montando filmati d’epoca, neewsreels a segmenti di fiction, Jackie in tailleur Chanel rosa e il resto? Scusate, ma se non si ha un’idea – narrativa, di stile – per rivitalizzare una delle materie più viste e trattate e anche maltrattate del secondo Novecento, meglio lasciar perdere e lasciare il tutto agli storici e alla pratica documentaristica. Qui si cerca di realizzare un piccolo affresco multifocale, seguendo e inseguendo personaggi laterali o tangenziale al grande Nucleo Drammaturgico, ovvero il presidente ucciso. Però ci interessa poco dei medici e delle infermiere del Parkland Hospital, un filo di più, ma solo un filo, dello scontro tra agenti della sicurezza presidenziale che vogliono trasportare il corpo al più presto sull’Air Force One e poi a Washington e l’inflessibile magistrato texano che il corpo lo vorrebbe tenere lì. Il meglio viene quando Parkland si interessa alla famiglia dell’attentatore Lee Oswald, il povero fratello, l’unico a rendersi conto dell’enormità successa, la moglie russa di Lee e le due bambine, la madre paranoica convinta che il figlio sia un agente dei servizi e che meriti di essere. Il funerale di Oswald, cui nessuno vuole partecipare – perfino i becchini si rifutano di trasportare la bara – è l’unica scena di peso di questo film banale fino all’inconsistenza. Landesman muove freneticamente la macchina da presa, accelera i ritmi, ma non fuoriesce dall’ovvio. Avrebbe dovuto raccontarci di più gli Oswald e piallare via tutto il resto. Quello sì che sarebbe stato un film da vedere. Jacki Weawer quale madre Oswald è però strepitosa. Oscarizzabile. Cast ricco, da Paul Giamatti a Zac Efron a Marcia Hay Harden a Billy Bob Thornton. Sprecatissimo. Il regista Peter Lendesman è arrivato al cinema dopo anni e anni di giornalismo d’inchiesta duro e puro per la carta stampata. È in sala in questi giorni il suo nuovo film, l’abbastanza mediocre Zona d’ombra con Will Snith.
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