Tra la terra e il cielo (Masaan), un film di Neeraj Ghaywan. Con Richa Chadda, Vicky Kaushal, Sanjay Mishra, Shweta Tripathi, Nikhil Sahni. Presentato a Cannes 2015 a Un certain regard, dove ha vinto il premio Cinema del futuro.
Due coppie a Varanasi, sulle rive del Gange. Coppie disgraziate, avversate dal mondo circostante, impedite da plurimi tabù sociali: a partire dalla feroce diseguaglianza di casta. Un mélo tipo i nostri Matarazzo anni Cinquanta, interessante tutt’al più come cinema etnografico. Voto 5
Film indiano che somiglia parecchio a certi nostri melodrammi popolari degli anni Cinquanta, con ragazze che perdevano l’onore e differenze di classe a ostacolare l’amore. Matarazzo, ma anche certo Alberto Lattuada. Invece qui siamo nell’India di oggi, lungo il Gange, a Vanarasi un tempo detta Benares. Una ragazza viene sorpresa con il suo boyfriend dalla polizia in una stanza d’albergo, lui si suicida per l’onta, lei rischia di finire in tribunale e di essere svergognata. Anzi, disonorata. Tornerà dal vecchio padre che, per impedire lo scandalo, è costretto a pagare un poliziotto corrotto con il potere di insabbiare tutto. Intanto ecco in parallelo la storia di un giovane uomo che studia ingegneria, ma che, come da sempre nella sua famiglia di paria, brucia i cadaveri sulle rive del Gange, secondo un rituale regolato da rigidi codici. Dopo il rogo, bisogna spezzare il cranio con un bastone “perché l’anima possa scappare via”. Si innamorerà di una ragazza di casta troppo elevata per lui, e saranno dolori. Puro melodramma che pone le questioni delle distanze sociali ancora così stringenti in India, e della condizione femminile. Con, per noi, un sapore di inesorabile inattualità. In patria di sicuro Masaan – tale il titolo originale con cui lanno scorso è stato presentato a Cannes a Un certian regard – avrà avuto la sua utilità, dando una mano all’abbattimento di arcaici tabù sociali e alla cosiddetta modernizzazione. Ma da noi rischia di passare per una curiosità etnografica, per uno di quei film dati in pasto al voyeurismo orientalista del pubblico d’Occidente. Che è poi la ragone vera della (relativa) fortuna di Masaan sui mercati d’Europa e d’America in quest’ultimo anno. Un film nato lontano da Bollywood e non casualmente coprodotto dalla tv franco-tedesca Arte.
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