film-recensione: LO SCAMBIO di Salvo Cuccia. Non il solito mafia movie, solo che le buone intenzioni non bastano. (Al cinema)

12491892_1672330636372642_3430541919680875414_oLo scambio di Salvo Cuccia. Con Filippo Luna, Barbara Tabita, Paolo Briguglia, Maziar Firouzi, Vincenzo Pirrotta, Sergio Vespertino, Orio Scaduto. Italia 2015. Distribuito da Abra & Cadabra.
12694567_1681690962103276_2758136600440776696_o12492016_1673113579627681_7132130671289857878_oPresentato allo scorso Festival di Torino, arriva adesso in sala questo sicilianissimo film, intriso di umori, malumori e ossessioni assai insulari. Lo scambio parte come uno dei tanti convenzionali mafia movie, ma poi tutto si ribalta clamorosamente svelando un gioco di identità cangianti e simulazioni che molto deve a Pirandello (e qualcosa pure a Tarantino). Eccellente idea. Peccato che la messa in cinema non sia all’altezza delle intenzioni e intuizioni di partenza. Voto 5 e mezzo

Il regista Salvo Cuccia sul set

Il regista Salvo Cuccia sul set

Non il solito mafia movie. Anche se la location è Palermo, anche se si comincia con due sparati alla schiena al mercato (Ballarò? Vucciria?) da un killer, anche se è tutta una faccenda di picciotti, boss e piccoli padrini. Perché qui la criminalità made in Sicilia diventa il luogo, l’occasione, perfino il pretesto di una messinscena di forte impronta teatrale fatta di ribaltamenti, giochi di specchi, maschere, inganni, controinganni dove niente è quel che sembra e tutto può scambiarsi con tutto. Lo scambio appunto, come da titolo alquanto appropriato. Certo che c’entra Pirandello, come no, da cui il film riprende i fondamentali motivi, e anche le ossessioni, delle realtà cangianti, delle identità incerte, dei giochi di simulazione, e anche il distacco e il disincanto di Sciascia c’entrano. Dopo i due ammazzati al mercato assistiamo a un signore che ha tutto l’aria di essere un commissario di polizia interrogare duramente un tizio. Vuole una verità che non gli sarà però svelata. Poi tutto cambia, come se un palcoscenico ruotando rivelasse la parte in ombra di quanto abbiamo visto fino a quel momento, e la violenza della legge e quella dei fuorilegge sembrano sovrapporsi e scambiarsi. Da che parte abitano il bene e il male, la legalità e l’illegalità?Non dico di più perchè davvero questo è film che non si può assolutamente spoilerare. Dico però che l’idea drammaturgica, l’innesco alla base di questo piccolo film siciliano è eccellente. Peccato che la sua realizzazione, la sua messa in cinema non sia all’altezza. I dialoghi non sono taglienti e allusivi come occorrerrebbe, la macchina narrativa ha qualche buco vistoso (ridatela in mano a un David Mamet e vedrete come l’aggiusta), e la regia è quella che è. Volonterosa. Lo stesso la recitazione. Terribili le incursioni nel surreale e nel fantastico (quel cavallo!). Il regista non si nega niente, neanche il cazzeggio alla Tarantino dei suoi duri, tutto quel parlare di cene e trivia mentre si tortura e ammazza. Peccato, con simili premesse si poteva cavar fuori di meglio. Resta un film di profondissima sicilianità, intriso di una differenza orgogliosomante rivendicata e come buttata in faccia a chi siciliano non è. Non riuscito, sbagliato, ma assolutamente non medio, non convenzionale, non allineato al pensiero unico. Presentato al festival di Torino 2015 attestandosi nonostante tutto come il più interessante dei titoli italiani in concorso.

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