Lo specchio della vita, regia di Douglas Sirk. La7, ore 21,10.
Uno dei più bei melodrammi della storia del cinema,forse il più bello insieme a Femmina folle di John Stahl. Douglas Sirk, uno dei tanti viaggiatori sull’asse Berlino-Hollywood, si congeda – è il 1959 – dal cinema americano con questo Imitation of Life (splendido, programmatico, teoricissimo titolo originale) che diventerà nel tempo il punto di riferimento imprescindibile per generazioni di autori, compresi Fassbinder, Almodovar e Todd Haynes. Due coppie madre-figlia si oppongono, si confrontano, si rispecchiano l’una nell’altra, si influenzano reciprocamente innescando svolte esistenziali, accensioni drammatiche, devastazioni psichiche. Da una parte Lora, attrice di massimo successo (Lana Turner nella sua interpretazione più alta, quella in cui la sua glacialità quasi genetica si stempera e fa affiorare finalmente un qualcosa che somiglia al sentire, se non all’anima) che alla carriera ha sacrificato e sacrifica tutto. Con una figlia, Susie, che nelle convulsioni adolescenziali incomincia a odiare quella madre, lontana e non-affettiva come un idolo, e con lei difatti sarà sfida implacabile, duello freudianissimo, poiché la figlia si innamorerà dell’uomo della madre e cercherà di sottrarglielo. Di fronte a loro, la coppia costituita dalla fedele governante di colore Annie e dalla figlia Sarah Jane. Anche questa relazione è sabotata da incomprensioni, Sarah Jane rifiuta il suo essere nera, il colore della sua pelle, se ne vergogna. Un quadrilatero di vite in cui si accenderanno tensioni esplosive, fino all’inevitabile punto di rottura. Qualcuno pagherà, e pagherà per tutti, in un sacrificio rituale che ha il marchio del fato e della necessità. A moltiplicare suggestioni e riverberi tra arte e realtà, a fare davvero di questo film un’imitazione della vita e uno specchio (quanto fedele? quanto distorto e oscuro?) contribuisce il fattaccio di cronaca che aveva coinvolto Lana Turner l’anno prima, sua figlia quindicenne Cheryl Crane e l’amante della diva Johnny Stompanato, uomo colluso con malavita e malaffare e con una carriera di gigolo alle spalle. Stompanato viene trovato accoltellato nella villa di Lana, è stata Cheryl, questa la verità ufficialmente accertata. Perché Cheryl l’ha fatto? Cosa c’era tra lei e Johnny? E se la minorenne Cheryl in realtà coprisse altri e si fosse addossata responsabilità non sue? L’affaire riempie i giornali per mesi, e poi gli archivi, e la sua eco non si è mai spenta da allora, entrando definitivamente nella galleria della Hollywood Babilonia e dei suoi vizi e scandali. Lo specchio della vita mostrandoci una madre e una figlia che si lacerano contendendosi lo stesso uomo riprende, sublimandola e eternizzandola nelle ombre e nelle luci dello schermo, quella storia. Battuta memorabile della diva Lora: “Mi ha chiamato Fellucci da Roma, mi vuole nel suo prossimo film”. Finale da kleenex, con funerale e gospel di Mahalia Jackson. Sul film si riflettono pure – attraverso la storia tormentata di Annie e Sarah Jane – le lotte antirazziali di quegli anni di Martin Luther King, qualcosa che avrebbe cambiato l’America per sempre e che, per mezzo di questo e di altri film, cambierà anche Hollywood.
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