Il ragazzo con la bicicletta, Rai 5, ore 21,16.
I fratelli belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne sono, piacciano o meno – e a molti non piacciono -, tra i cineasti più influenti degli ultimi decenni di cinema. Fondatori insieme ai rumeni Puiu e Mungiu di quel neo-neorealismo che ha aggiornato le precedenti lezioni, da Rossellini fino a Ken Loach, ai disagi e ai disastri individuali e sociocollettivi del terzo millennio. Tant’è che a ogni festival si incontra sempre un manipolo di autori giovani con film che si rifanno, spesso senza replicarne i risultati, al loro magistero, e al loro cinema degli umiliati e offesi. Con il tempo i Dardenne hanno imparato a confezionare con qualche astuzia mainstream le loro sconfortate storie, diciamo a partire da Il matrimonio di Lorna, e tra le astuzie non c’è solo un allentamento, un certo ammorbidimento nell’approccio austero e rigoroso al materiale narrativo, ma anche il ricorso ad attori, anzi attriciparecchio famose in grado di traghjettare i loro non facili prodotti verso un pubblico più largo. Massimo esempio, la Marion Cotillard del meraviglioso Due giorni, una notte. In questo Il ragazzo con la bicicletta del 2011 (premiato a Cannes come quasi sempre capita ai Dardenne: ma non quest’anno, dove il loro La fille inconnue è uscito dal Palais con zero tituli), c’è la sempre assai brava e coinvolta Cécile de France. Che è una parrucchiera di un piccolo centro del Belgio francofonola quale decide di prendersi in casa, e in affido, un ragazzino di dodici anni di quelli che le assistenti sociali definiscono problematico. Cyril è cresciuto in un qualche orfanotrofio, o come diavolo si chiamano adesso quei posti dove vengono accolti e raccolti i senza famiglia, e con un’idea fissa in testa, una giusta ossessione, ritrovare il padre che l’ha abbandonato. Il film è la sua ricerca, e la difficile coabitazione ocn la parrucchiera Samantha, tra fughe, ritorni, e quelle che le mamme chiamano cattive compagnie, e che qui son pessimo trattandosi di coetanei di Cyril già dediti, secondo miserie assai dardenniane, allo spaccio. Flm più pop(olare) e meno teso, meno ascetico di certi loro precedentti capolavori come L’enfant e La promesse, ma sempre notevolissimo, e di indispensabile visione. Quale padre sciagurato ecco Jérémie Rénier, l’attore feticcio dei fratelli belgi, più Fabrizio Rongione e Olivier Giournet, pure loro immancabili compagni di strada dei Dardenne.
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