Iris, Cielo tv, ore 23,00.
95 anni, e ancora kicking ang alive, sempre attivissima sulla scena newyorkese del glamour e degli stili. Per Iris Apfel l’usurata e abusata formula linguistica icona la si deve pe forza spendere, anche perché lei se la merita dopo una vita passata a inseguire e realizzare la bellezza, a inserirla nell’esistenza propria e degli altri. Adesso, sempre con quelle sue mises elegantemente eccentriche, a volte ipercolorate, di squisita oltraggiosità (accessori a profusione, accostamenti shock, occhialoni enormi) che richiamano l’altra leggenda newyorkese nel campo, Diana Vreeland, è adorata e riverita da tutto il popolo della moda e dell’interior decoration, e delle eleganze variamente e internazionalmente patinate. Tanto da essere apparsa di recente in una pubblicità a raggio planetario di un’automobile, a rimarcare la sua persistenza iconica, e l’irrinunciabilità dello chic ovunque, anche nell’abitacolo della propria macchina, Ma è stato questo documentario di un paio di anni fa, e stasera su Cielo in prima televisiva nazionale, a rilanciarla e rispolverarne e rilucidarne il mito. Un su e giù attraverso una vita lunga che l’ha vista essere di volta in volta collaboratrice di una bibbia della moda come WWD, e poi designer, interior decorator, responsabile stilistica di una fabbrica di tessuti messa su con il marito. Un sodalizio che li avrebbe portati ad arredare alcune delle magioni più importanti degli Stati Uniti, Casa Bianca compresa. Iris Apfel è da vedere, com’è oggi, com’era ieri, in questo esempio notevole di cinema del reale diretto da Albert Maysles autore di Gimme Shelter, il memorabile, epocale documentario sul disgraziato concerto con morti dei Rolling Stones ad Altamont. Quando ha girato Iris Maysles aveva 87 anni. Sarebbe morto poco dopo la fine delle riprese.
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