Festival di Venezia 2016. I FAVORITI a poche ore dal Leone

Une Vie

Une Vie

Jackie

Jackie

The Woman Who Left

The Woman Who Left

Dopo un concorso non esaltante – e usiamo un garbato eufemismo perché i film impresentabili hanno superato il livello di guardia e la quota fisiologicamente consentita a ogni festival – eccoci al gran finale di questa mostra, la proclamazione del vincitore. Fare delle prediction per i premi è esercizio arduo, anzi impossibile. Perché spesso le giurie son pazzarielle e seguono percorsi di valutazione che non tengono conto dei reali valori in campo, piuttosto di certi imperscrutabili equilibri geopolitici, o passioni e odi segreti dei singoli giurati. Caso clamoroso, l’ultimo Cannes, dove nessuno ma proprio nessuno tra i giornalisti – e se qualcuno dice “l’avevo detto” non credetegli – si aspettava la vittoria del Ken Loach di I, Daniel Blake. Spesso si studia la composizione della giuria, si analizzano provenienze, precedenti e curricula dei membri a partire dal presidente, dal suo tipo di cinema, dalle sue propensioni e idiosincrasie, per dedurne la lista dei vincitori e degli sconfitti. Ma anche questo criterio ha fallito clamorosamente a Cannes. Chi mai pensava che George Miller presidente avrebbe premiato Loach, vale a dire l’autore di un cinema esattamente opposto al suo? Anche a Locarno il gioco della prediction si è rivelato perdente. Il film bulgaro Godless non era piaciuto quasi a nessuno, con evidente imbarazzo e costernazione dei giornalisti al momento dell’annuncio del pardo d’oro. E allora, chi dice che Sam Mendes non potrebbe mai premiare Lav Diaz, secondo me incorre in una distorsione ottica e in un errore di metodo. Si dice che non gli sia paciuto La La Land, e dunque se ne deduce che il film di Chazelle, il più votato dai critici internazionali e italiani (e non capisco come sia potuto succedere un simile abbaglio collettivo: era capitato lo stesso a Cannes lo scorso maggio con il tedesco Toni Erdmann) non avrà uno straccio di premio. Cosa che mi renderebbe felice perché non son stato tra i likers del musicalino vorrei-ma-non-posso di Chazelle, ma anche qui: quien sabe? Gli ultimi rumors danno per vincente Une vie di Stéphane Brizé, in effetti una gran bella sorpresa di questo concorso, e non sarebbe Leone immeritato, anzi. Si mormora sia sostenuto sia dalla parte filofrancese sia da quella femminile della giuria, e la cosa ha un suo senso. La stessa parte che vorrebbe anche far entrare nel palmarès un altro bel film, Frantz di François Ozon. Io spero che il Leone vada a Pablo Larrain, seconda opzione Lav Diaz. Non dico niente di speciale, trattandosi dei due che più son piaciuti agli addetti ai lavori, almeno a quelli che io ho frequentato qui al Lido. Sogno un premio anche per Wim Wenders, ma temo non succederà, da tempo il gran tedesco è considerato un paria dai critici internazionali e italiani. E spero che l’Amat Escalante di La region salvaje abbia qualcosa, ma la ragione mi dice che invece il qualcosa – quanto grosso lo vedremo – andrà invece all’argentino El ciudadano ilustre, paraculissimo, ottimamente scritto nella prima parte, ma rovinoso nel pessimo finale. Tra i film che potrebbero uscire a sorpresa dal cilindro della giuria c’è anche il cileno El Cristo ciego, sottovalutatissimo e invece a conti fatti tra i più audaci e innovativi del festival. Anche l’equivoco Paradise di Andrei Konchalovsky potrebbe entrare in gioco, conta su numerosi fan, il bianco e nero spudoratamente autoriale paga sempre e il film potrebbe godere del doppio effetto IdaIl figlio di Saul, anche se l’analogia con quei due film son più di superficie che di sostanza e di scrittura cinematografica. E poi chi lo sa? Se rispuntasse Emir Kusturica, che ha fatto il suo film meno isopportabile da parecchio tempo in qua? E magari Tom Ford? E poi c’è Terrence Malick, massacrato soprattutto dalla nostra critica (ma perché tanto accanimento che poi vi fate piacere pure Roan Johnson?). Ma, nonostante non ne sia andato pazzo, riconosco che un suo fotogramma vale da solo più della metà messa insieme dei film di questo concorso, che se gli dessero un qualcosa non sarei certo io a urlare allo scandalo. Quanto agli italiani, l’unico ad avere qualche chance di prendersi qualcosa, non il Leone però, è Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti: pare che una giurata ne sia rimasta folgorata. Alle 19 comincia la cerimonia al Palazzo presentata da Sonia Bergamasco, solo allora sapremo.

I FAVORITI AL LEONE
Jackie di Pablo Larrain
The Woman Who Left di Lav Diaz
Une vie di Stéphane Brizé

LA POSSIBILE GRANDE SORPRESA
El Cristo ciego di Christopher Murray

QUALCHE CHANCE PER
Frantz di François Ozon
El ciudadano ilustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat
Paradise di Andrei Konchalovski
La La Land Damien Chazelle

UPDATING alle ore 16,30 di sabato 10 settembre. Voci insistenti danno per massimo favorito al Leone l’Andrei Konchalovsky di Paradise, e spero si tratti di falsa notizia. Sono stati avvistati al Lido sia Amat Escalante (La region salvaje) che Ana Lily Amirpur (The Bad Batch, uno dei film più stroncati del concorso). Un premio anche per loro?

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