Nie Yinniang (The Assassin), un film di Hou Hsiao-hsien. Con Shu Qi, Chang Chen, Zjou Yun. Presentato in concorso a Cannes 2015, dove è stato poi assegnato a Hou Hsiao-hsien il premio per la migliore regia.
Distribuito da Movies Inspired, è proiettato da giovedì 29 settembre in questi cinema: TORINO CLASSICO; MILANO MEXICO; MILANO PALESTRINA; BERGAMO CAPITOL; VARESE NUOVO; PADOVA LUX; TRIESTE NAZIONALE; TRIESTE FELLINI; ROMA GREENWICH: ROMA MADISON; PERUGIA POSTMODERNISSIMO; BARI ABC; CATANIA KING.
Il venerato maestro di Taiwan Hou Hsiao-hsien si cimenta con il wuxiapian, genere principe del cinema cinese, e però piegandolo a sé, asciugandolo, rendendolo intimo, trasformandolo in epica da camera e da palazzo. Figurativamente e coloristicamente smagliante. Protagonista una dama-killer vestita di nero nella Cina del settimo secolo. Uno dei film più belli di questa nuovaa stagione cinematografica. Imperdibile. Voto 8 e mezzo
Certo ci vuol pazienza per voler bene a questo film alieno, anomalo, fuori da ogni medietà e anche dal genere wuxiapian in cui vien facile collocarlo, genere qui usato solo come cornice riconoscibile per una messa in scena che si autonomizza subito dalla convenzione puntando sulla lentezza ieratica anziché sulla velocità survoltata dei soliti duelli acrobatici, su un’epica da camera in ambienti ridotti e spesso tenebrosi, con pochi personaggi e senza scene di massa. Una lezione di stile, e anche di moralità cinematografica. Prendere una delle forme narrative che hanno fondato il cinema cinese e ne sono diventato il marchio per svuotarla dal di dentro, essenzializzarla, asciugarla. Operazione che ricorda quella fatta sempre sul wuxiapian, anche se su un versante stilistico molto diverso, da Wong Kar-wai tre anni fa con The Grandmaster. Hou Hsiao-hsien in questo cappa e spada da camera e da palazzo si scatena in una sontuosità visiva che, più che scenografica, è coloristica, a comporre quadri viventi, spesso a camera fissa (solo nella seconda parte la mdp comincia a muoversi, e sempre più sinuosamente) che sono un tripudio di blu, rossi, oro, viola, rosa, verdi. Un incanto, ecco, e fa niente se l’azione latita, la lentezza è asiaticamente maestosa e si rischia l’abbiocco. Quel che conta è la bellezza, e costruire una narrazione che si faccia rito, cerimonia, spettacolo ipnotico, finestra spalancata sull’inconscio. Si parte con un prologo in bianco e nero, su sfondo di vertiginosa squisitezza composto da ciliegi in fiore. Quando il colore esplode, comincia l’azione, anche se sottoposta al massimo possibile della sobrietà, del rigore, della rarefazione. Siamo distanti dal cinema colossale e action di Tsui Hark e anche dai wuxia di Zhang Yimou, qui è tutto raccolto, intimo, pudico, come un racconto orale attorno al fuoco. Tende che nascondono minacce, giade rivelatrici, spade e pugnali che saettano, dame vestite di nero e dame vestite di bianco ugualmente pericolose. Torce nella notte, danze di concubine con il loro sovrano, una corte familiare e domestica però di strabiliante perfezione formale. La storia? Abbastanza nebulosa, ma che importa, in fondo è solo un pretesto per scatenare la maestria di Hou Hsiao-hsien e la sua dedizione al cinema e alla tradizione storica. Siamo nel settimo secolo, in una Cina dove la debolezza del potere centrale ha fatto fiorire province sempre più autonome e più potenti. In una di queste, Weibo, si nuove una letale donna-killer addestrata da una monaca biancovestita con la missione di uccidere i tiranni. E suo bersaglio diventerà anche il cugino, un tempo suo promesso sposo, adesso seduto sul trono. Tra agguati fuori e dentro il palazzo, complotti e tradimenti, gli ex innamorati si ritroveranno drammaticamente faccia a faccia. Se a un primo livello The Assassin ci sembra solo un esercizio di stile, ci si rende conto a una certa distanza dalla visione di come abbia invece lavorato sulla nostra percezione e sul nostro sguardo potenziandoli, inducendoci a vedere il non visto. Un film che da quando è stato prìesentato a Cannes 2015 è cresciuto in status e importanza. Siamo alle soglie del capolavoro. E meno male che, anche se parecchio in ritardo, ce l’ha fatta a uscire nei nostri cinema (sopra, l’elenco).
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