Vixen!, un film di Russ Meyer (1968). Cielo, ore 0,15.
Le perlustrazioni di Cielo nei territori dell’erotico, anche spinto, d’autore non potevano che intercettare prima o poi i film di Russ Meyer, il signore del cine-erotismo americano anni Sessanta-Settanta. E difatti, ecco qua Vixen!, il film che lo impose al box office Usa e che resta uno dei suoi titoli di culto, e un monumento della sexploitation. Russ Meyer, ovvero un gioioso libertino, un vitalista del sesso, un celebrante dell’eros prestato al cinema, e che nel cinema porta la visione dell’amore selvaggio e liberatorio. Siamo nella seconda metà degli anni Sessanta, nel pieno della rivoluzione sessuale e contro-culturale, in un’America satura di conigliette di Playboy di sporcaccionerie patinate ma anche di sfrenatezze uscite dalle cantine dell’underground. E Meyer trasposta questo clima sovreccitato, di allegra orgia collettiva, di esplosione dionisiaca, nei suoi film. Con donne feticcio dai seni enormi, in un fellinismo come riemerso dall’altra parte dell’Atalntico, e producendo quasi in casa, come Roger Corman, i suoi film. Che sono B-movies senza se e senza ma, dal segno forte e subito riconoscibile nella loro alterazione cartoonesca, volutamente eccessiva dello spettacolo del sesso. Vixen è una ragazza dai forti appetiti carnali, tesa a sedurre tutti coloro che incontra, uomini o donne che siano. Una vorace consumatrice erotica che nelle sue cavalcate non si ferma neanche di fronte all’incesto. Da vedere, per capire cosa furono quegli anni selvaggi. A Vixen! seguirà l’anche più famoso SuperVixens, e Russ Meyer diventerà un titano del cinema erotico, osteggiato dai tradizionalisti, salutato come un eroe della liberazione dagli altri. Oggi il suo cinema va visto come reperto storico e antropologico, la memoria di una stagione, di un passaggio irripetibile del secolo breve. E il nome Vixen ha finito col connotare un certo modello femminile sessualmente eccessivo, trionfante, anche aggressivo, in un’estetica che moltiplica e espande il modello della ragazza-Playboy e della precedente pin-up.
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