Un film indispensabile stasera in tv: COGNOME E NOME: LACOMBE LUCIEN di Louis Malle (dom. 30 ottobre 2016, tv in chiaro)

Cognome e none: Lacombe Lucien, Rai Storia, ore 21,10. Domenica 30 ottobre 2016.lacombe-lucienlacombe-lucien-5schermata-2016-10-30-alle-22-26-52Un film del 1974 che ancora oggi appare fondamentale e di massimo coraggio intellettuale per come va a rovistare tra le pieghe, le ombre, le ambiguità del periodo di occupazione tedesca della Francia. Louis Malle, con la decisiva collaborazione alla sceneggiatura del futruro premio Nobel della letteratura Patrick Modiano, racconta una storia di ordinario  collaborazionismo, mandando in frantumi l’immagine che i francesi avevano costruito di sé, la rassicurante leggenda di un antinazismo di massa, di una resistenza nazionale e compatta all’invasore. E invece ci furono il regime di Vichy succube dei tedeschi, ci fu chi nella parte di Francia sotto diretta occupazione diede una mano, per viltà, per malvagità, per ottusità morale, per indifferenza, per convenienza, nella repressione dei partigiani, nella denuncia e nella cattura di ebrei, nella caccia ai dissidenti politici. Ci furono polemiche quando Lacombe Lucien uscì in Francia, ma il film (insieme ad altri come Le chagrin et la pitié di Marcel Ophüls) innescò anche una sana e indispensabile autocoscienza nazionale che portò all’ammissione di colpe e complicità sempre rimosse. Il protagonista del film (siamo nella parte del paese sotto occupazione tedesca, verso i Pirenei, Sud-Ovest quasi ai confini con la Spagna) riassume in sé, emblematicamente, tutta la Francia che collaborò. Ragazzo abbandonato a sé, senza regole interiori e senza bussole che lo orientino nel mondo, Lucien pensa di trovare un mentore, una figura paterna di riferimento, in un resistente. Ma viene rifiutato dai partigiani che di lui non si fidano, e da allora si comprometterà sempre di più con i tedeschi, con la Gestapo e la corte di francesi che ruotano loro intorno, pronti a trarre un qualche vantaggio tradendo, denunciando, perseguitando, terrorizzando, uccidendo. Si innamorerà della figlia di un ebreo sfollato e nascosto, ma non riuscirà a sottrarlo alla cattura e ai campi. Scivolerà sempre più giù, in una discesa nell’ignominia. Fino a un tentativo di redenzione, per amore e solo per amore, il cui esito Malle lascia aperto. Il disfacimento morale di Lucien riflette quello della parte di nazione che fu complice e mai lo avrebbe ammesso. Eppure – ed è il miracolo di Malle – non ce la si fa a odiare il disgraziato protagonista di questo film, un ragazzo regredito alla stadio quasi animale e, in assenza di gabbie morali, in balia delle proprie pulsioni selvagge. Chiamarlo vittima sarebbe troppo, ma Lacombe Lucien diventa l’esemplare ritratto di tutti gli uomini dalla coscienza imperfetta e fallata pronti ad aderire ai peggiori richiami totalitari e fanatici, di qualsiasi colore e fede. C’è sempre vicino a noi un Lacombe Lucien pronto a collaborare, e forse anche dentro di noi. Blaise Pascal è perfetto quale stolido e inocente-colpevole Lucien. Meravigliosa Aurore Clément, una delle donne più belle di quegli anni. Attenzione: nella parte della nonna di France/Aurore Clément c’è Therese Giehse, leggendaria attrice weimariana e brechtiana. Sarebbe scomparsa l’anno dopo Lacombe Lucien, e dopo un’apparizione in un altro film di Malle, Black Moon.

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