Faster, Pussycat! Kill! Kill! Un film di Russ Meyer (1966), Cielo, ore 0,10. Sabato 5 novembre 2016.
Le perlustrazioni di Cielo nei territori dell’erotico, anche spinto, d’autore non potevano che intercettare prima o poi i film di Russ Meyer, il signore del cine-erotismo americano anni Sessanta-Settanta. Russ Meyer, ovvero un giososo libertino, un vitalista del sesso, un celebrante dell’eros prestato al cinema, e che nel cinema porta la visione dell’amore selvaggio e liberato dalle gabbie. Siamo alla metà degli anni Sessanta, nel pieno della rivoluzione sessuale e contro-culturale, in un’America satura di conigliette di Playboy di sporcaccionerie patinate ma anche di sfrenatezze uscite dalle cantine dell’underground. E Meyer trasposta questo clima sovreccitato, di allegra orgia collettiva, di esplosione dionisiaca, nei suoi film. Con donne feticcio dai seni enormi, come in un fellinismo riemerso dall’altra parte dell’Atalntico, e producendo quasi in casa, come Roger Corman, i suoi film. Che sono B-movies senza se e senza ma, non contaminati da velleità intellettualistiche, ma dal segno forte, riconoscibile, nella loro alterazione cartoonesca, volutamente esasperata e fuori misura dello spettacolo del sesso. In questi Più veloce Pusssycat! Ammazza! Ammazza! l’eros sovradimensionato di Russ Meyer, anche pe le circonferenze toraciche delle sue star, si intorbidisce incrociando la strada di thanatos, l’ombra luttuosa di ogni apparente trionfo sessuale. Tre spogliarelliste, il mestiere di molte protagoniste russ-meyeriane, si danno a scorribande nel deserto a bordo di rombanti macchinone, in una simbolica sostituzione al maschio e al suo fallo. Ma l’ipervitalismo si rovescerà mel suo contario, uccideranno un ragazzo, e poi, nell’inevitabile escalation, nell’ubriacatura degli istinti, cercheranno di derubare un vecchio paralitico. Apoteosi della bad girl, e distruzione consapevole dell’immagine della ragzza bon ton anni Cunquanta in abito a palloncino e capelli cotonatissimi. Eccessi che molto son piaciuti a Quentin Tarantino, il cui Grindhouse (in condivisione con Robert Rodriguez) è a tratti una citazone e un omaggio a questo film. Con Tura Satana, assurta con Faster, Pussycat! Kill! Kill! a icona e immortale feticcio della sexploitation. A simbolo della femminiità vincente, fino alla sopraffazione del maschio.
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