Taxi Driver, Paramount Channel (canale 27 dt), ore 21,10. Sabato 5 novembre 2016.Già visto? Certo. Ovvio. Come no. Ci mancherebbe. È un capolavoro certificato, con ogni sacro sigillo possibile. Un pilastro della storia del cinema, classificatosi al 31esimo posto dei migliori film di tutti i tempi nel sondaggio indetto nel 2012 da Sight & Sound tra critici di tutto il mondo, e addirittura al quinto in quello indetto sempre da S&S tra i registi. Ma vale la pena rivederlo, eccome se vale la pena, alla luce dei nuovi sbandamenti collettivi, degli smarrimenti e frustrazioni di massa sempre in cerca di capri espiatori, con gli immigrati stabilmente in testa alla tristissima classifica. Il tassinaro Travis Bickle del film di Scorsese ce l’ha, senza sapere e capire il perché ma solo per odio istintuale e irriflesso, con la gente di margine che allora, anni Settanta, ruotava intorno a Times Square, NY. Lenoni, tossici, prostitute, spacciatori, senzacasa di vario tipo. Eppure la sua rabbia è ancora, e più che mai, nostra contemporanea, profeticamente, minacciosamente simile come copia conforme a quella che agita l’attuale uomo-massa e si riversa contro nemici più fantasmatici che reali. Oltretutto, in questo 2016 si celebrano i 40 anni dall’uscita del film, con il suo ritorno nelle sale di mezzo mondo (non in Italia però) in versione restaurata. Ed è anche per celebrare l’anniversario che stasera Paramount Channel lo manda in onda. Occasione da non perdere.
Resta per la coppia Martin Scorsese-Robert De Niro il risultato più alto insieme a Toro scatenato, di sicuro quello che più ha colpito cuore e mente degli spettatori. Film ormai storico, che rappresenta in modo paradigmatico quella speciale follia degli anni Settanta che fu il cedimento alle forze oscure e ingovernate dell’inconscio, la caduta di ogni barriera tra Io e Es, l’abbandono alla furia degli istinti belluini. Scritto da Paul Schrader, uno che sa intercettare e rappresentare le pulsioni malsane come pochi, vince nel ’76 la Palma d’oro a Cannes, lancia definitivamente Scorsese e De Niro, e una tredicenne Jodie Foster nella parte indimenticabile della baby-prostituta. Il protagonista è il solito (per il cinema di allora) reduce dal Vietnam con la testa bacata che si mette a fare il tassista attraverso una New York livida e notturna, una città sprofondata nei suoi bassifondi, travolta dal peccato e dalla colpa come Sodoma e Gomorra, e dove redenzione ed espiazione sono lontane. Droghe, allucinazioni, perversioni. E il tassista Travis dà fuori di testa e impugna la pistola. Iconico. Impressionante anche il suo odio per i politici e la casta, torbida prefigurazione dei giorni nostri, di questi climi intossicati dal populismo e dalla rivolta anti-élite. 40 anni, e sembra ieri, anzi oggi.
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