Il favoloso mondo di Amélie, la7d, ore 23,00. Mercoledì 16 novembre 2016.
Meglio che lo dica subito: detesto questo film. Anzi, detesto il cinema del suo autore, Jean-Pierre Jeunet. Non amo quel suo gusto per la chincaglieria ecologista-miserabilista, il suo penchant per le favole in apparenze dolci in realtà cupe e melmose. Il suo ultimo L’esplosivo piano di Bazil, dietro la superficie giocosa e gentile, è quanto di più inquietante e ideologicamente ferrigno abbia visto da parecchi anni in qua. Se segnalo in questa lista Amélie, il lavoro più famoso di Jeunet (capolavoro?), è perché, piaccia o meno, è imprescindibile, vista l’enormità del successo ottenuto in ogni angolo del globo, e anche perché le sue qualità formali sono fuori discussione. Jeunet è un mago della messinscena, un notevolissimo fabbricatore e manipolatore di immagini, a partire dalle scenografie onirico-fantastiche. È che Amélie è una favola atroce sotto quell’apparenza di marzapane, sotto al suo sapore di canditi. Con la sua compulsione a fare del bene anche a chi non ha nessuna voglia di riceverlo, la ragazza è un’allarmante crocerossima della felicità obbligatoria che passa come un rullo compressore sulla libertà altrui. Una creatura dall’ideologia totalitaria, altro che una fatina contemporanea. Audrey Tautou protagonista è, semplicemente, odiosa.
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