Tutti insieme appassionatamente, Paramount Channel, ore 21,10. Sabato 10 dicembre 2016.

Die Trapp-Familie in Amerika, un film tedesco del 1958 sulla famiglia Trapp, che avrebbe poi ispirato nel 1965 Tutti insieme appassionatamente.
Lo adoro, ecco, e di fronte a infatuazioni così, anche irragionevoli, non ci sono obiezioni e critiche (degli altri) che tengano. Per me non c’è Natale senza la visione di almeno un frammento, meglio se un numero cantato, di Tutti insieme appassionatamente, scatenato e assai felice titolo italiano del più severo The Sound of Music. Uno dei più famosi musical di sempre (più cantato che ballato però, qui le coreografie contano poco), e anche quello di maggiore incasso. Anzi, per decenni, fino all’arrivo dei vari Star Wars e Titanic, saldamente in teata alla classifica dei più alti incassi nella storia di Hollywood. Eppure questo film del 1965 di Robert Wise, reduce da un altro vertice del genere, West Side Story (più sofisticato e meno popolare di questo), in Italia non se lo filò nessuno, non il pubblico, né tantomeno i critici che lo liquidarono come melensaggine da sala parrocchiale. Mentre in America ebbe subito l’accoglienza che meritava, portandosi a casa cinque Oscar, compresi quelli per il migliore film e a Robert Wise per la migliore regia. Affermazione definitiva di Julie Andrews, che giusto un paio di anni prima era stata Mary Poppins e che con l’aggiunta di The Sound of Music mise a segno un uno-due memorabile. Voce cristallina, presenza soave da ragazza qualunque e assai perbene fecero di lei l’incarnazione ideale per il cinema rivolto alle famiglie di allora (che non erano mica quelle di adesso), tanto che le ci vollero anni e anni, e l’incontro decisivo con Blake Edwards, per togliersi di dosso quell’immagina da suora laica girando il cinico e amorale Victor Victoria. Ma qui siamo al tripudio dei buoni e giusti sentimenti, con dentro tanto di ‘presa di posizione’ e ‘presa di coscienza’ antinaziste. Il tutto tra Salisburgo, bellissima, e i verdi pascoli e le alte vette e le cime bianchissime delle vicine Alpi. E la musica, e le canzoni, alcune delle quali è impossibile dimenticare, oltretutto, cosa rara, migliorate dalla traduzione e doppiaggio in italiano (per dire: la tiritera-filastrocca Do-Re-Mi è assai più inventiva nella nostra lingua che in inglese, risentire per credere. Io ogni volta che l’ascolto mi incanto). La storia: siamo a Salisburgo, dopo l’Anschluss dell’Austria al Reich di Hitler, ormai nuvo padrone di tutto il mondo germanofono. L’ammiraglio Von Trapp, decorato eroe della marina austro-imperiale, si ritrova vedovo con una masnada di sette figli di varie età scatenatissimi e ingovernabili, e difatti le governanti una dopo l’altra scappano esauste. Finché non viene ingaggiata Maria, novizia del vicino convento, in procinto di prendere i voti, e versatissima nel canto. Cuore innocente e a modo suo selvaggio, sempre pronta a gorgheggiare e correre e dimenarsi all’aria aperta, là lungo i declivi e i prati in fiore vicino al convento. La bonaria e saggia superiora spera che il lavoro in casa Von Trapp le giovi e giovi alla famiglia, e difatti la quasi-suora Maria riesce a domare la ciurma fanciullesca insegnandole canzoni su canzoni e trasformandola in un perfetto coro. E dunque son gorgheggi continui, al castello, nelle gite giù in città e tra i monti. Con pezzi che ancora a sentirli rallegrano. Da Edelweiss a Le cose che piacciono a me a Addio, ciao ciao. Succede che la Maria e il burbero ammiraglio si innamorino, e lei lasci perdere i voti. Succede che i turpi nazisti ormai padroni di Salisburgo chiedano a Von Trapp di schierarsi con loro, di mettersi al servizio di Hitler. Figuriamoci! L’aristocratico soldato niente vuol avere a che fare con quei volgari e protervi bru-bru, e dunque sarà da parte sua un fermissimo no. Che sconterà rischiando la prigione e anche molto peggio. Unica soluzione: fuggire, ma proprio tutti, con Maria e famiglia canterina al seguito. E la parte del concorso-festival di cori ancora oggi la sia guarda palpitando mentre la famigliola si accinge a tagliare la corda. Ce la farà? Ispirato alla vera storia dei Trapp, già messa in cinema una decina di anni prima in due film in lingua tedesca, Die Trapp-Familie e Die Trapp-familie in Amerika, questo secondo proiettato lo scorso agosto al festival di Locarno nella retrospettiva tdedicata al cinema tedesco del dopoguerra. Julie Andrews fa suo il film, ma se la cava benissimo Christopher Plummer quale severissimo genitore e militare, in un ruolo che lo condizionerà per gran parte della carriera. Un film che va ben oltre gli steccati tra cinema alto e cinema basso, cinema autoriale e cinema popolare. Tutti insieme appssionatamente è cinema e basta.