Delitto per delitto (L’altro uomo) di Alfred Hitchcock, Tv 2000 (canale 28 dt), ore 21,20. Sabato 14 gennaio 2017.
Alfred Hitchcock incontra – è il 1951 e mi pare sia l’unica volta – Patricia Higsmith, ed è, semplicemente, capolavoro, di quelli scintillanti e imperituri. Con pure Raymond Chandler alla sceneggiatura. In my opinion, il miglior Hitchcock di sempre, il più modernamente inquietante, il più ambiguo, quello in cui a contare son le psicopatologie dei personaggi più che i congegni di produzione di suspense. Psicopatologie e derive nella follia che stavolta sono il fulcro narrativo, il motore inesausto di un film spiraliforme che avvolge e incastra il suo passivo protagonista (e noi spettatori), non solo il pretesto di perfette quanto celibi macchine di paura come spesso in Hitch, cui dei tormenti dei personaggi interessa di solito ben poco. Ma qui il testo originario della Highsmith, Strangers on the Train, per quanto lontano dalla (in)sensibilità del regista, resiste a tutto ed è la pietra su cui si edifica un film indimenticabile. Fatale incontro sul treno tra due giovani uomini. L’uno, il campione di tennis bello e più che possibile Guy Haines (il marmoreo Farley Granger, reduce da Nodo alla gola e futuro ufficialetto austriaco in Senso di Visconti), in via di divorzio, si è innamorato di una ereditiera e vorrebbe al più presto sposarla. Ma deve fare i conti con i capricci e gli inciampi frapposti dalla stronzissima ex. L’altro, Bruno, è un contorto signore che dice di essere un fan di Guy, ma che paleserà a poco a poco le sue reali e sciagurate intenzioni. Proporrà al campione un patto omicida: io uccido tua moglie e te ne libero, tu però dovrai far fuori mio padre che mi odia e che odio. Nessuno potrà sospettare di noi: due delitti perfetti. Il pazzo Bruno (Robert Walker) non esita a fare la sua parte, dopodiché predispone le prove a carico di Guy in modo da obbligarlo con il ricatto a rispettare l’accordo. Delitto per delitto. Con celeberrima sequenza finale tra le giostre del luna park, il solito mirabile esempio di perfezionismo ingegneristico hitchockiano (guardare e riguardare! imparare! copiare!). Fremiti fortissimi, per quanto inespressi, di omoerotismo tra Bruno e Guy, come peraltro già in Nodo alla gola. Ha una parte collaterale ma di un certo rilievo la figlia di Hitchcock, Patricia. Occhio a un accendino d’oro con iniziali: avrà un ruolo fondamentale. Lo adoro, anche perché ispirerà negli anni Settanta un mio personale culto, La vittima designata di Maurizio Lucidi.
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