Il giardino dei Finzi-Contini, Rai Storia, ore 21,10. Domenica 22 gennaio 2017.
L’ultimo vero capolavoro (1970) di Vittorio De Sica, che non sembrava all’inizio il regista più adatto per la versione cinematografica del best-seller di Giorgio Bassani. Invece ne trasse un film che vinse il Festival di Berlino e poi l’Oscar, e che ancora oggi commuove. Un classico. La famiglia ebraica ferrarese dei Finzi-Contini, con al centro la giovane, bella, altera Micol di cui tutti si innamorano, raccontata negli anni che vanno dalle leggi razziali alla deportazione nei lager nazisti. Amori, vita quotidiana, illusioni e disillusioni prima della tragedia che tutto cancellerà. Uno dei rarissimi film sull’ebraismo italiano (io non ne ricordo molti: L’oro di Roma, Hotel Meina, Vaghe stelle dell’Orsa, Tutti a casa, Concorrenza sleale). Micol è una strepitosa Dominique Sanda, qui nella sua fase magica di musa del cinema engagé italo-francese tra anni Sessanta e Settanta. Ma anche il resto del cast è fantastico: Helmut Berger, Fabio Testi, Lino Capolicchio. Musiche di Manuel De Sica. Ancora oggi riemerge da documenti e rievocazioni il forte – chiamiamolo così – dissenso di Bassani verso questo film, una polemica che oggi francamente, e rivedendo il lavoro di De Sica, si fatica a capire.
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