Elser – 13 minuti che non cambiarono la storia, Rai 2, ore 21,20.
Arriva in tv, in occasione del Giorno della memoria, questo film tedesco che non mi pare sia uscito nelle nostre sale. Ricordo di averlo visto alla Berlinale 2015, dov’era fuori concorso, e dove fece la sua decorosa figura senza però trasformarsi in un evento, in uno di qui film che non devi assolutamente perdere. Film onesto di onesta fattura, più interessante per quello che racconta che per come lo fa, nel suo adottare modelli narrativi e stilistici assai tradizionali e garantiti, e quasi televisivi (della tv di un tempo, mica quella di oggi delle serie più scatenate). A dirigerlo, l’Oliver Hirschbiegel che aveva ottenuto dieci anni prima fama internazionale e sucitato parecchie polemiche con il suo La caduta sugli ultimi giorni di Hitler nel bunker di Berlino. E che purtroppo poi avrebbe girato in inglese quel tremendo biopic su Lady Diana innamorata del chirurgo pakistano con Naomi Watts, uno delle cose più brutte degi anni Duemila. Con questo Elser torna invece a casa sua, in Germania, a riraccontare di Terzo Reich, anche se stavolta dal punto di vista laterale di George Elser, falegname in un villaggio bavarese che da solo cercò di attentare alla vita del Führer e spazzarlo via dalla scena. Mancando l’obiettivo per soli 13, fatali minuti, quelli che, come dice l’azzeccato titolo, non cambiarono la storia. Elser è un uomo qualunque, che però meglio di molti intellettuali ha capito quali siano i rischi per la Germania e l’Europa tutta rappresentati da Adolf Hitler. Ha avuto in passato, negli anni post-guerra mondiale, qualche simpatia comunista-spartachista, è sempre stato contrario al nazismo e adesso – siamo nel 1939 – decide di passare all’azione, a modo suo, come può. Saputo che Hitler si fermerà in una birreria di Monaco (le birrerie di quella città, si sa, hanno avuto un ruolo centrale nella sua carriera di dittatore), fabbrica una rudimentale bomba e la piazza lì. Solo che Hitler lascia la birreria tredici minuti prima dell’esplosione. Elser tenterà di scappare in Svizzera, ma non ce la farà. Uno di quei rari casi di resistenza non organizzata al nazismo che almeno salvarono l’onore della nazione e mandarono a dire al mondo che non tutti i tedeschi erano, per dirla con un libro famoso, volonterosi carnefici di Hitler. E che qualcuno disse no. Non aspettatevi un ardito saggio di nuova cinematgrafia, qui ci si limita a mettere in scena con ordine e aderenza ai fatti storici, romnzando il giusto per rendere appetibile il prodotto alle platee, la vera storia dell’everyman Elser. Che è poi quello che conta e che bisogna ricordare.
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