Film stasera in tv: IO CONFESSO di Alfred Hitchcock (sab. 28 genn. 2017, tv in chiaro)

Io confesso di Alfred Hitchcock, Tv 2000, ore 21,20. Sabato 28 gennaio 2017.
iconfess-b1222Leggete, vi prego, qualora non l’abbiate già fatto, il libro-conversazione di François Truffaut e Alfred Hitchcock (Il cinema secondo Hithcock di F. Truffaut, il Saggiatore). Per chi ama quella lanterna magica che chiamiamo cinema è un godimento. Per l’acume, la sottigliezza e la preparazione di Truffaut (impressionanti), per l’assoluta sincerità e umiltà di Hitchcock, che non se la tira mai da maestro o da genio, considerandosi semmai un semplice narratore di storie al servizio del pubblico. E cercate di recuperare pure il documentario di Ken Jones Hitchcock/Truffaut su come nacque e si realizzò quel progetto, con amplissimi brani dal libro, molti interventi di peso – da Martin Scorsese a David Fincher e Wes Anderson – e parecchie sequenze e immagini a illustrare quanto detto di volta in volta da intervistato e intervistatore. Ecco, del suo Io confesso, film dell’anno 1953, il sommo Sir Hitchcock parla nel libro con toni talmente autocritici da rasentare l’autoflagellazione, e francamente non se ne capisce il perché: “Penso che complessivamente il soggetto sia risultato piuttosto pesante”,”In effetti, non bisognava girarlo”. Addirittura. Lo difende invece accanitamente Truffaut. Ma scusi mister Hitchcock – verrebbe da chiedergli se solo fosse possibile – perché fa così, perché si fa del male? Ma se Io confesso è una meraviglia. Dice che, a parte i cattolici, nessuno poteva e può prendere sul serio un prete che, vincolato al segreto della confessione, non rivela il nome dell’assassino che tutto gli ha raccontato dietro la grata? Che questa è la debolezza del film? Sarà che qui in Italia siamo in gran parte cattolici, almeno per tradizione, ma a noi sembra una formidabile idea narrativa su cui costruire una storia. Dunque: siamo in Québec, il Canada francofono e cattolico. Qualcuno ha ucciso un ricco avvocato, e quel qualcuno indossava una tonaca. Il tormentato padre Logan, un giovane prete che ha la faccia attonita di Montgomery Clift, raccoglie la confessione del colpevole: un migrante tedesco cui lui ha dato aiuto e rifugio in parrocchia. Non ne rivelerà l’identità, non può farlo, nemmeno quando i sospetti e le accuse convergeranno proprio su di lui, padre Logan. C’è sotto anche un mezzo ricatto nei suoi confronti, per via di una storia (avuta però prima dell’ordinazione sacerdotale) con una ragazza adesso rispuntata proprio da quelle parti. François Truffaut, che dichiara di amare molto il film e in particolare l’interpretazione di Montgomery Clift, sottolinea come Io confesso sia esemplarmente hitchcockiano per il leitmotiv dell’innocente ingiustamente sospettato o condannato, un tema ricorrente e ossessivo nel cinema del regista londinese sbarcato a Hollywood. Al di là di ogni analisi dei meccanismi di costruzione e sviluppo narrativi, Io confesso resta massimamente godibile e fruibile, perfetto esempio di un cinema pensato e fatto per il pubblico. Anne Baxter è la donna venuta del passato ad aggiungere turbamenti a turbamenti. “Per interpretare la parte volevo Anita Björk. È arrivata in America con il suo amante e un figlio illegittimo appena nato; i dirigenti della Warner Bros. hanno preso paura, soprattutto perché un’altra svedese aveva appena provocato una tempesta a Washington: la storia Bergman-Rossellini. Allora la Warner Bros. ha rispedito Anita Björk tra i suoi fiordi e ho saputo per telefono che avevano scelto Anne Baxter”: così disse Hitchcock (sempre a Truffaut). E fa niente se i fiordi stanno in Norvegia mica in Svezia. Al regista di cose come La donne che visse due volte, Notorious, La finestra sul cortile tutto si perdona.

Questa voce è stata pubblicata in cinema, Container, film, film in tv e contrassegnata con , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.