Il film imperdibile stasera in tv: LA MORTE HA FATTO L’UOVO di Giulio Questi (dom. 29 genn. 2017, tv in chiaro)

La morte ha fatto l’uovo di Giulio Questi, Rai Storia, ore 21,08. Domenica 29 gennaio 2017.
questiarcalli_5Successero delle cose, nel 1968, tra le quali anche l’uscita di questo film tra i meno classificabili e più eccentrici e liberi della storia del cinema italiano, e non si sta mica esagerando. La morte ha fatto l’uovo è il secondo lungo ufficialmente riconosciuto del bergamasco Giulio Questi, dopo il più sanguinolento e, come si diceva ai tempi, morboso italian western mai fatto, Se sei vivo spara, e prima del meraviglioso Arcana, tutti progettati e girati in stretta collaborazione con un altro talento non allineato come il montatore, e qui anche co-sceneggiatore, Kim Arcalli. Puro cinema della crudeltà quello di Questi-Arcalli, beffardo e con ascendenze (consapevolmente?) surrealiste, e con dentro un qualcosa di Buñuel, e però con una selvaggeria che ne fa un unicum. Vidi Questi al festival di Torino 2014, dove novantenne era venuto a presentare la sua trilogia e certi suoi corti recenti. Ed era la serata dedicata ad Arcana. Purtroppo non ce la feci a rivedere Questi anche in occasione di La morte ha fatto l’uovo, e ancora ne ho il rimpianto (Questi sarebbe morto poco dopo la conclusione del TFF). E però, che colpo quando quel film matto e lucidissimo capitò sugli schermi in quel remoto e fatale anno che fu il 1968. Una parabola anticapitalistica come si usava allora in sintonia con il Godard più libero e anarcoide, anche se sempre a forte impronta ideologica, quello di Weekend con i suoi antropofagi antisistema. E parabola analoga ad altre cose che allora si producevano nel cinema italiano su famiglie borghesi nido di vipere, sentina di ogni vizio, teatro di battaglie per il potere e per il denaro con uso abbondante di pervertimenti erotici, penso a Escalation di Roberto Faenza e a Grazie zia e Uccidete il vitello grasso e arrostitelo di Salvatore Samperi. La morte ha fatto l’uovo, dunque, e già il titolo che goduria. In un allevamenbto di polli nel laziale (un allevamento di polli a rappresentare e simboleggiare l’avidità del capitalismo e le sue pulsioni autoritarie? mah) la padrona – che, incredibile a dirsi, è Gina Lollobrigida qui usata come icona popolare e detournata sadicamente da Questi e Arcalli su altre rive e derive – cerca di massimizzare i profitti mettendo a punto il gallinaceo perfetto, senza testa, senza ali, solo carne da macellare e commerciare. Metafora del perfido Kapitale che vuole decerebrare i suoi sudditi proletari? Ma grazie a Dio l’ideologia in Questi produce narrazione, e horror, e sberleffi, e paura, e divertimento in noi spettatori. Il marito della padrona (Jean Louis Trintignant!) ha il vizio nascosto di farsi prostitute in serie e poi di ammazzarle, o così ci è detto. Chiaro che una coppia così sgangherata, però con troppi soldi, si presti a una cinica scalata. Ed ecco arrivare la cuginetta di Anna la padrona, una scintillante ragazzina che difatti è Ewa Aulin, la quale fa girare la testa a Marco il marito co-padrone. Dietro però c’è un piano, architettato in combutta con un pubblicitario (è Jean Sobieski, papà di Leelee). Son le avidità familiari a farsi specchio del capitale o è il capitale a produrre inesorabilmente rapporti alienati all’interno della famiglia? Allora erano interrogativi che alla visione di film come questo alcuni si ponevano assai seriamente e seriosamente. Oggi non ce ne importa più niente, ci importa solo dello spettacolo allestito da Questi con un’improntitudine e una sana follia e uno spiritaccio fors’anche più goliardico che anarchico e antisistema, ed è spettacolo del sangue e dell’orrido che tiene molto bene a distanza di decenni. Non si dimenticano quelle scene allucinate di polli senza testa, quella macchina-moloch installata nell’allevamento, quel finale che tanto sarebbe piaciuto ai signori del teatro della crudeltà. Molto difficile vederlo, dunque stasera non bisogna perderlo.

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