Il film imperdibile stasera in tv: UNA VITA DIFFICILE di Dino Risi (ven. 24 marzo 2017, tv in chiaro)

Una vita difficile di Dino Risi, Italia 53 (canale 53 dt), ore 22,30. Venerdì 24 marzo 2017.
Vitadifficile-1961-Risi-0136Che anni, quegli anni Sessanta per Dino Risi. Che dirige un capolavoro via l’altro (e qui capolavoro non è la solita iperbole, sta per capolavoro vero). Dunque: 1961 questo Una vita difficile; 1962 Il sorpasso; 1963 I mostri; 1964 Il gaucho. Una sequenza che lascia tramortiti a vderla oggi. Una vita difficile, scritto da un fuori-rango, da un non allineato come Rodolo Sonego, e interpretato da un Alberto Sordiuna per una volta in un ruolo di idealista, di un uomo tutto d’un pezzo dalla schiena ritta e non di infido italianuzzo come suo solito, è di quei film che raccntano molto del nostro cinema dei primi Sessanta. Quando fu uncubato e varato il centrosinistra e si moltiplicarono film variamente riferiti alla stagione dell aResistenza. Idealizzata e raccontata come compatto movimento di popolo quale in realtà non era mai stata, come ben sappiamo dopo certe riscritture e revision storiografiche. Una vita difficlle, e altri tioli di quel periodo (Tutti a casa, Le 4 giornate di Napoli, Un giorno da leoni ecc.) rivela anche la presenza e l’influenza forte della sinistra sul cinema, la sua capacità di calare nell’industria dei film la categoria dell’egemonia gramsciana. Solo che quei film non erano meramente propagandistici, avevano dentro sorie meravigliose, personaggi irresistibili, grazie a autori e registi di immenso talento e mestiere.
Slvio Magnozzi, romano, passato con i partigiani dopo lo sbandamento dell’8 settembre, ritorna a guerra finita a Roma. Lui ,comunisa, continua a credere agli ideali partigiani, al radioso sole dell’avvenire, e alla possibilità di un’Italia nuova nata sorta dalla sconfitta e dalle macerie. Lavoro senza risparmiarsi come giornalista in un foglio comunista, ma naturalmente arriveranno presto le delusioni. Mentre il mondo intorno a lui si adegua ai nuovi poteri, ai nuovi affarismi politici e al benessere ormai nell’aria, Silvio non si scosta dalla sua visione dura e pura, continuando nel poco redditizio giornalismo militante nonostante abbia ormai una famiglia da mentenere. E passerà da una sconfitta all’altra, mentre la moglie lo lascerà per una sistemazione economico-familiare più stabile. Sicché, ormai vinto, anche Slvio si piega al compromesso. Fino al celeberrimo finale che non è il caso di svelare. Si resta stuiefatti del lavoro sinergico di sceneggiatore, regista, attori, di come allora si riuscisse a intrattenere le platee popolari con storie che sapevano essere semplici, immediate e insieme complesse, con riferimenti puntuali alla storia e alla contemporaneità. Albeto Sordi, certo. Ma occhio a Lea Massari, nella sua migliore interpretazione di sempre. Franco Fabriz fa il suo solito personaggio, quello dell’opportunista doppio, triplo, infido.

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