
Coin Anouk Aimée in ‘L’imprevisto’ di Alberto Lattuada (1961)

Con Romy Schneider in ‘Il lavoro’ (l’episodio di Boccaccio ’70 diretto da Luchino Visconti, 1962)
Scomparso ieri a Miami a 84 anni, Tomas Milian è un pezzo non dimenticabile e per niente secondaria del nostro cinema, e non lo si dimenticherà. Attore unico, e molteplice nel suo attraversare infiniti generi, nei suoi passaggi vertiginosi dal cinema alto-autoriale a quello basso-popolare e poi ancora in alto mescolando Antonioni e Visconti con Bruno Corbucci e Umberto Lenzi, ha insegnato – non volendo insegnare niente se non attraverso il proprio esserci – che si può fare il miglior cinema possibile e nel miglior modo possibile, senza la minima affettazione. Facendolo. Dietro la maschere di Monnezza e di Cuchillo ho sempre pensato si nascondesse un dandy dei tropici, disposto a sfregiare la propria apolilinea bellezza con il sangue, la polvere, il fango e la volgarità per dimostrare che si può uscirne intoccati. Ho amato il Tomas Milian borghese di Boccaccio ’70, Gli indifferenti, I cannibali, Identificazione di una donna e il peone dei western rivoluzionari di Sergio Sollima e di Giulio Petroni, chiedendomi chi fosse davvero, e quale fosse la sua vera faccia. Ma è domanda che non bisogna mai farsi, perché la risposta è ovvia: tutte lo erano. Adoro fino all’irragionevolezza tra i suoi film La vittima designata, uno psycho-thriller in cui divide la scena con Pierre Clémenti, suo antagonista e alter-ego in una partita a due che è tra le più ipnotiche e meravigliosamente ambigue che il cinema italiano ci abbia mai dato. E nel quale Tomas Milian mostra quell’indolenza, quella passività che era il lato oscuro della sua estroversione latina (e cuchillesca).
La mia top ten:
10) Tepepa di Giulio Petroni (1968).
9) I delfini di Francesco Maselli (1960)
8) Identificazione di una donna di Michelangelo Antonioni (1982)
7) Se sei vivo spara di Giulio Questi (1967)
6) Gli indifferenti di Francesco Maselli (1963)
5) Faccia a faccia di Sergio Sollima (1967), ma cito anche gli altri due della magnifica trilogia western di Sollima, sempre con Milian, La resa dei conti (1966) e Corri uomo corri (1968).
4) Milano odia: la polizia non può sparare di Umberto Lenzi (1974)
3) I cannibali di Liliana Cavani (1970)
2) Il lavoro, l’episodio diretto da Luchino Visconti di Boccaccio ’70 (1962)
1) La vittima designata di Maurizio Lucidi (1971)