Legend con Tom Hardy, Rai 3, ore 21,15. Giovedì 17 aprile 2017.
I molti estimatori (tra cui mi colloco) e adepti del culto di Tom Hardy non si perdano questo film assai britannico del 2015 in cui il loro idolo, l’attor magnifico di Bronson e The Revenant per citare solo un paio di film suoi, addirittura si sdoppia nelle parti di due gemelli. E non gemelli qualunque, ma i Kray, mitologica coppia del crimine e del malaffare londinesi tra dopoguerra e anni Sessanta. Tipi assai cool, pure adottati quali simbolo di vita ribelle e non allineata da certe frange di massimo snobismo della Swinging London (come sarebbe accaduto di lì a pocoo da noi con Renato Vallanzasca), tanto da essere fotografati da David Bailey in uno shooting passato alla storia. Della fotografa e del crimine. Controllavano bische, racket, traffici di droga, in alleanza con potentati mafiosi americani. Osmotici, inseparabili. Alleati, ma diversi, anzi opposti. Reggie incarnando il lato scintillante della coppia, Ronald quello oscuro. Reggie estoverso, gran seduttore, Ronald cupo, paranoico, e omosessuale, il che di quei tempi non aiutava nemmeno nella Londra dei costumi in evoluzione rapidissima.
Legend segue i gemelli Kray dalla povertà all’ascesa irresistibile a reucci del crimine, fno alla caduta. Con speciale attenzione alla storia di Reggie con Frances, il grande amore cui promette senza mai mantenere di uscire dal giro e redimersi. Mentre Ronnie il pazzo organizza orge coinvolgendo politici a scopo di ricatto. Il film, diretto da Brian Helgeland, pur con un monumentale Tom Hardy, non ce la fa a uscire da una paralizzante ambiguità, sospeso com’è tra la complicità ed empatia con i suoi due protagonisti e la presa di distanza dalle loro malefatte. E l’aspetto modaiolo-Swinging London non è così ben reso come ci si aspetterebbe. Legend resta, nonostante sia al di sotto delle aspettative, una crime story non così ovvia. E poi c’è un doppio Tom Hardy, e tanto basti.
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