Operazione Cicero di Joseph L. Mankiewicz, Rete Capri, ore 21,00. Domenica 11 giugno 2017. Lo amo molto. In my opinion, una delle migliori spy stories di sempre, all’altezza di Salonicco nido di spie di Pabst e La spia che venne dal freddo di Martin Ritt/Le Carré. Film del 1952, girato in un B/W di molte ombre e suggestioni che molto deve alla tradizione noir RKO e al cinema espressionista tedesco, con alla regia uno dei più colti della Hollywood classica, Joseph L. Mankiewicz, autore attratto dal cinema di parola, e di una parola che più che chiarire ed esplicitare confonde, oscura, depista, produce ambiguità (vedi anche il suo meravigliosissimo Improvvisamente l’estate scorsa da Tennessee Williams). Five Fingers, così il titolo originale, racconta fatti veri verissimi, di cui molto si parlò nell’immediato dopoguerra, il cosiddetto caso Cicero (da come si faceva chiamare in codice il suo protagonista). Siamo ad Ankara nell’anno 1944. La Turchia è neutrale, dunque diventata la terra di mezzo in cui si incontrano e oscuramente si combattono, o ambiguamente si cercano e dialogano, le parti in conflitto. Territorio dove scorrazzano amici e nemici, spie vere e presunte, dove inganni, doppi e tripli giochi e passaggi repentini da un fronte all’altro sono cronaca quotidiana, benché segreta, confinata nel chiuso delle rappresentanze diplomatiche e dei circoli e salotti che contano. Succede che il maggiordomo albanese dell’ambasciata britannica, avendo accesso a documenti riservatissimi degli Alleati, li proponga all’ammbasciagtore tedesco. A fare da tramite è una nobildonna senza soldi ma dal sempre alto, troppo alto train de vie, di cui il valet è innamorato e con cui pensa di rifarsi una vita in Sud America con i guadagni dell’attività spionistica. Ma i tedeschi sono scettici, pensano che Cicero, così si fa chiamare il venditore di segreti militari, sia un millantatore, ma dovranno ricredersi quando avranno clamorosa conferma di certe informazioni ricevute da lui. Cicero li avvisa anche di avere per le mani un documento fondamentale, secondo cui starebbe per scattare in Normandia lo sbarco alleato. Di più meglio non dire, ovvio. Il film, con le sue atmosfere lente e sospese, con quell’andamento sinuoso e avvolgente, con quel gioco clandestino di ombre in cui le identità e la stessa morale sembrano dileguarsi, ha assunto col passare del tempo uno status di classico assoluto, e non va perso. James Mason, allora all’apice, è perfetto quale sfuggente Cicero. Danielle Darrieux è la nobildonna corrotta e corrompibile.
CERCA UN FILM
ISCRIVITI AI POST VIA MAIL
-
-
ARTICOLI RECENTI
- In sala. PATAGONIA, un film di Simone Bozzelli (recensione). Storia di Yuri e Ago
- In sala. IL GRANDE CARRO, un film di Philippe Garrel (recensione). Premio per la migliore regia alla Berlinale 2023
- Venezia 80. EVIL DOES NOT EXIST (Il male non esiste) di Ryusuke Hamaguchi – recensione
- Venezia 80. GREEN BORDER di Agnieszka Holland (recensione): crisi umanitaria ai confini dell’Ue
- Venezia 80. Chi vincerà come migliore attrice/attore? Questi i favoriti
Iscriviti al blog tramite email
Pingback: 16 film da vedere stasera in tv (dom. 11 giugno 2017, tv in chiaro) | Nuovo Cinema Locatelli